El Nino è un fenomeno particolare che avviene nell’oceano Pacifico provocando alterazioni climatiche in tutto il pianeta. Si verifica ogni 6 o 7 anni, e da tempo i climatologi cercano di prevederne le caratteristiche per salvaguardare i raccolti e mettere in allerta gli abitanti delle località più sensibili a fenomeni come la siccità o gli uragani.
Ora si scopre che El Nino è anche legato al cosiddetto “potenziale biotico”: termine con cui s’indica l’attitudine di una certa specie a mettere al mondo dei piccoli. Uno studio pubblicato in questi giorni in America analizza il caso dei conigli e delle le lepri che grazie al El Nino avrebbero trovato l’opportunità di accrescersi in modo esponenziale. I ricercatori hanno studiato i resti ossei di centinaia di lagomorfi (ordine di mammiferi a cui appartengono i conigli) constatando che il numero nei secoli è dipeso dall’incidenza de El Nino.
In particolare si è visto che durante lo sviluppo della corrente, nei territori occidentali statunitensi e in Messico, si sono avuti lunghi periodi di piogge che avrebbero portato a un arricchimento del manto vegetale; grazie al quale conigli e lepri hanno trovato maggiore sostentamento e quindi anche la possibilità di aumentare numericamente.
«Dai 10mila ai 5mila anni fa El Nino non fu molto frequente», racconta Jack Broughton dell’Università dello Utah, «ma da cinquemila anni a oggi il fenomeno si è intensificato. La nostra ricerca mette dunque in luce per la prima volta la correlazione fra El Nino e la densità dei lagomorfi».
E’ la prova che gli animali sanno adattarsi ai cambiamenti climatici. Ma non è la prima volta che degli scienziati mettono in relazione l’alterazione climatica al successo evolutivo di una specie. Da recenti studi parrebbe che alcuni animali e piante trovino beneficio perfino dall’effetto serra, un cambiamento climatico che sta portando a un progressivo innalzamento delle temperature su scala globale.
Per quel che riguarda i vegetali si è visto che in determinate zone geografiche gli alberi crescono più velocemente. Nei pressi del Rio delle Amazzoni la diminuzione delle perturbazioni dovute al caldo ha portato a una maggiore attività fotosintetica con relativa crescita dei vegetali. Nel mondo animale si è invece visto che a causa dell’acidificazione dei mari specie come i coralli si stanno adattando agli habitat variando il proprio pH (scala con cui si calcola la basicità o l’acidità di una sostanza).
In entrambi i casi non significa che l’effetto serra faccia bene alla salute dell’ambiente, ma prova che le specie viventi non soccombono passivamente ai cambiamenti del clima, bensì reagiscono potendo addirittura trovare una strada nuova per proseguire nel cammino evolutivo.
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