La Regione Piemonte ha da tempo intrapreso un percorso molto positivo per quanto riguarda i rapporti fra le aree protette e i media. Partendo dal presupposto che ogni Parco dovesse avere come responsabile della comunicazione una persona appositamente formata, attraverso percorsi professionalizzanti che partissero anche dai fondamenti del modo di raccontare le notizie, di fare informazione e divulgazione.
Oggi sappiamo quanto sia importante l’informazione di qualità, le notizie divulgate in modo tecnico, senza facili sensazionalismi che servono a moltiplicare le interazioni, specie sui social, ma vanno a scapito dell’informazione veritiera.
Da questa idea è partito il percorso di dotare ogni area protetta gestita dalla Regione Piemonte di un giornalista che gestisse i rapporti con gli organi di stampa. Fornendo informazioni corrette, rispettose degli obblighi che sono imposti dal codice deontologico e che, comunque, dovrebbero far parte della serietà e della professionalità di chiunque operi nel mondo della comunicazione e della divulgazione naturalistica.
Il percorso seguito è stato interessante proprio in quanto nato fuori dagli schemi classici: non assumere personale qualificato per gestire gli uffici stampa ma bensì scegliere di professionalizzare dipendenti dell’amministrazione, affinché potessero iscriversi all’albo dei giornalisti come pubblicisti.
Una scelta fuori dal coro, che ha premiato sia l’Ente pubblico che le persone che hanno voluto mettersi in gioco seguendo questa idea. Attualmente su dieci aree protette regionali sono già cinque quelle che hanno addetti stampa che hanno completato il loro percorso per essere giornalisti (Aree protette delle Alpi Cozie, Po piemontese, Marittime, Monviso, Appennino piemontese), mentre altre due sono già in dirittura d’arrivo (Ticino e Lago Maggiore e Paleontologico astigiano).
Questo percorso professionale, iniziato due anni fa, alimenta una aspettativa molto alta: che presto si possano bandire anche nei Parchi regionali concorsi pubblici per profili giornalistici, attribuendo così al ruolo di addetto stampa la stessa importanza di una qualsiasi altra professionalità necessaria in un’area protetta.
La protezione della natura passa anche attraverso la divulgazione e la corretta informazione e, proprio per questo, fra i compiti di un’area protetta questo settore deve essere considerato come altamente strategico. Maggiori sono le conoscenze trasmesse e più alto sarà nel pubblico il livello di attenzione e la volontà di contribuire alla salvaguardia delle aree protette, che mai come oggi si sono rivelate fondamentali non solo per la tutela dell’ambiente ma anche per la nostra salute.
Emanuela Celona, direttore responsabile di Piemonte Parchi non nasconde tutta la sua soddisfazione per il risultato ottenuto, frutto di un’intuizione che si è rivelata vincente: «Abbiamo trasformato una debolezza, in un punto di forza. L’ufficio stampa ‘diffuso’ dei parchi piemontesi è nato anche dalla frustrazione subita da quanti si adoperavano per fare buona comunicazione all’interno delle aree protette».
L’augurio è quello di poter vedere applicato questo esperimento anche in altre Regioni, per avere un’informazione naturalistica sempre più attenta, precisa, consapevole e lontana da sensazionalismi. L’ambiente ha bisogno di trovare ogni giorno nuove persone che si impegnino per la sua difesa e l’informazione rappresenta lo strumento migliore per riuscire a trovare ogni giorno nuovi proseliti, operando con costanza un reclutamento sempre più “diffuso”, proprio come l’ufficio stampa delle aree protette piemontesi.
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