Leggiamo assieme un estratto del libro, in libreria dal 10 novembre
Il destino è sempre imprevedibile e la vita prende strade inaspettate, talvolta più facili, talvolta meno. E il nostro Vito, che in pochi giorni era passato da essere un gattino siciliano randagio a un gatto di montagna, cambiò nuovamente vita e arrivò a Milano, a casa di Silvia e Linda…
Amelie pedalava velocemente sulla sua biciclettina rossa nuova fiammante, regalo per il suo compleanno, stringendo gli occhi per lo sforzo. Sua madre Mariella, affacciata sulla porta di casa, la osservava percorrere le poche decine di metri che separavano il loro appartamento da quello delle vicine, dove era diretta la figlia.
– Muoviti, Ragù – gridò la bambina girandosi a chiamare il cagnolino che le correva dietro con le grandi orecchie nere svolazzanti come ali di pipistrello e la lingua penzoloni. – Vito ci aspetta, dobbiamo dargli il benvenuto!
Alla fine del vialetto Amelie puntò i piedi a terra e fermò la bici sgommando. Sentì distrattamente sua madre urlarle di fare attenzione. Sganciò il casco rosa liberando i capelli ricciuti.
– Sei pronto? – disse rivolta al cane. – Vito è arrivato stamattina. Avrà sicuramente voglia di vederci!
Ragù abbaiò in segno di approvazione.
Suonarono il campanello e una bella ragazza bionda aprì loro la porta.
– Ciao, Silvia! – esordì la bambina. – Siamo venuti a trovare Vito!
– Buongiorno, Amelie, buongiorno, Ragù, avete fatto benissimo! Vito sta facendo la solita perlustrazione della casa per assicurarsi che nulla sia cambiato dall’ultima volta che è stato qui.
Dentro trovarono il gatto che camminava in bilico sulla ringhiera del soppalco sotto lo sguardo preoccupato dell’altra padrona di casa.
– Vito, devi per forza giocare all’equilibrista e farmi morire di paura?
– Ciao, Linda…
– Oh, ciao, Amelie! – salutò lei accasciandosi rassegnata sulla sedia. – Prova tu a convincere quello sciocco di un gatto a scendere… prima che cada!
Detto fatto, appena Vito scorse la bambina e il cane si gettò senza pensarci direttamente sulle gambe di Linda, facendola sobbalzare.
– Accidenti a te! – urlò la ragazza. – Ma è possi- bile? Non sono il tuo trampolino!
Il micio la ignorò e iniziò a strofinarsi contro le gambe di Amelie, che ridacchiava soddisfatta. Poi, dopo essersi preso carezze in abbondanza, si diresse a testa alta e con sguardo impertinente da Ragù, che lo aspettava seduto, uggiolando di emozione.
I due, che erano praticamente della stessa dimensione, si strusciarono con garbo, scambiandosi borbottii e leccatine amichevoli.
– Si piacciono sempre molto – disse Linda divertita.
– Oh, sì – intervenne Silvia. – Vito è amico di tutti… tranne che degli altri gatti.
– Silvia, ti prego, – supplicò la bambina – mi rac- conti delle avventure di Vito in montagna?
– Ancora? – disse lei. – Te ne avrò parlato cento volte!
– Ma mi piacciono tanto le storie di Vito! Sono così divertenti!
– E va bene, signorinella, siediti con me – disse prendendo la piccola per mano e aiutandola a sedersi sulla sedia, un po’ troppo alta per i suoi cinque anni.
– Intanto io preparo la merenda per tutti! Mirtilli e yogurt, ok? – intervenne Linda.
La bambina annuì leccandosi le labbra: andava pazza per i frutti di bosco.
– Cosa vuoi sapere? – chiese Silvia.
– Tutto! – rispose Amelie entusiasta.
– Oook – disse lei con un sospiro. – Quando Vito
è arrivato a Riva del Garda, – iniziò a raccontare – dopo il lungo viaggio dalla Sicilia, era un pochino spaesato. Ma essendo un gatto molto curioso e intra- prendente, non gli ci volle molto per ambientarsi…
– Anche grazie a Meo! – intervenne la bambina.
– Certo! Stavo giusto per arrivarci – riprese Silvia. – A Riva il piccolo Vito conobbe il gatto dei vicini di casa dei miei genitori…
– Meo.
– Esatto, Meo! Un grosso gatto anziano molto tranquillo, pigro e saggio…
– Col pelo lunghetto, bianco e grigio. E un occhio cieco!
– Ma allora la sai a memoria questa storia! Perché non la racconti tu a me?
– Dai, dai, Silvia, non farti pregare – intervenne Linda ridendo e posando sul tavolo una scodella stracolma di mirtilli e i vasetti di yogurt.
La ragazza sbuffò, ne prese uno e lo aprì.
In un attimo Vito balzò sul tavolo miagolando. Senza nemmeno farci caso, Silvia allungò al gatto il coperchio dello yogurt, che lui iniziò a leccare avidamente.
– Gli piace! – disse stupita la bambina.
Lei si girò a guardare il micio sorridendo e poi i suoi occhi si fecero tristi di colpo.
– Glielo dava sempre mia mamma… addirittura col cucchiaino, facevano colazione insieme ogni giorno.
Amelie, che, come tutti i bambini, era munita di quella sensibilità speciale capace di cogliere ogni minimo cambiamento di umore in chi le stava vicino, si accorse subito di quella malinconia.
– Non devi essere triste – disse.
– Ma io non lo sono – rispose Silvia tardando un po’ troppo la risposta per essere credibile. L’affermazione della piccola l’aveva colta di sorpresa.
– Lei è qui, – aggiunse solennemente Amelie – con Vito. Lui era il suo gatto, no? E allora la tua mamma adesso è dentro Vito. Lo ha trovato e lo ha adottato proprio per poterti lasciare una parte di sé nel momento in cui se ne fosse andata.
Silvia sussultò e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Come poteva una bambina così piccola essere tanto saggia?
Linda intervenne in aiuto della compagna. – Forza, Amelie, andiamo a lavarci le mani prima di fare merenda! – disse.
Erano diversi mesi che la madre di Silvia era mancata a causa di una brutta malattia, ma lei era ancora molto sensibile all’argomento, soprattutto da quando suo padre non aveva più potuto tenere Vito con sé e, a malincuore, aveva deciso di lasciarlo alla figlia. Non che lei non lo volesse, anzi!
Mentre Amelie brontolando seguiva Linda in bagno, Silvia prese Vito tra le braccia.
– Sei davvero qui? – sussurrò.
Il gatto, che non amava essere strapazzato, si divincolò.
– Ok, ok, non ti arrabbiare – gli disse posandolo a terra. – Lo so che a Milano non sarai libero come in montagna, ma ti ci dovrai abituare. Adesso sei un micio di città.
Vito la guardò con i suoi grandi occhi verdi come se avesse capito, poi iniziò a grattarsi con la zampa il collarino di velluto nero che portava facendo tintinnare la medaglietta con sopra incisi il suo nome e numero di telefono.
– Fai attenzione a non smarrire quella targhetta, – gli disse la giovane donna aprendogli la porta posteriore di casa per permettergli di uscire in cortile – altrimenti come faranno a sapere chi sei se ti perdi?
Il micio miagolò e uscì in giardino.
“Vito il gatto bionico”
di Claudia Fachinetti con la collaborazione di Silvia Gottardi e Linda Ronzoni
Illustrazioni di Camilla Zaza
Fotografia di copertina: Claudia Rocchini (La Fotografa dei Gatti www.lafotografadeigatti.it)
Pagine: 208 – 16,50 Euro
Età: dai 9 anni
Ed. Il Battello a Vapore
In libreria dal 10 novembre 2020
Ebook disponibile