Il fuoco non consentì solo di nutrirsi meglio, scaldarsi e tenere lontane le belve. Stando, infatti, a un recente studio condotto su una tribù africana di boscimani, fiamme e focolari crearono i presupposti per lo sviluppo etico e sociale dell’umanità. Con il fuoco nacque in particolare l’abitudine di raccogliersi intorno ai tizzoni ardenti per raccontarsi storie ed esperienze, fornendo all’evoluzione umana un buon motivo per progredire soprattutto in termini intellettuali, favorendo elaborazioni di pensiero sempre più distanti dall’innatismo “primordiale” dei nostri più antichi progenitori.
Si acquisì la volontà di crescere e svilupparsi in armonia, dando per la prima volta un senso a paradigmi sociali come l’uguaglianza e la comunità. Probabilmente proprio in questa fase nacquero le prime favole e leggende da tramandare ai posteri. La ricerca è stata non a caso condotta dagli esperti dell’University of Utah sui boscimani, che, come gran parte dei nostri progenitori, vive di caccia e di raccolta. «Con il fuoco cominciammo a stare svegli la sera», racconta Polly Wiessner, l’antropologa a capo dello studio, «e cosa ci fu di meglio da fare se non raccontarsi storie?».
La scienziata ha confermato che i discorsi serali o notturni erano molto diversi da quelli diurni. Solo i secondi, infatti, concernevano storie ed esperienze di vita; mentre i primi erano soprattutto appannaggio del pettegolezzo e degli “affari” personali.
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