di Costanza Levera
Vorremmo tutti intraprendere in difesa dell’ambiente azioni concrete più forti rispetto all’utilissima, ma insufficiente, borraccia che ormai ci portiamo sempre appresso. La questione ambientale e la riduzione di CO2 in atmosfera possono tradursi anche in modo molto concreto a livello finanziario nella nostra vita di tutti i giorni.
Ma non è banale capire come investire in energia da fonti rinnovabili. Ci troviamo, infatti, impigliati nella giungla dei continui cambiamenti delle normative fiscali, che rendono davvero difficile per il cittadino comune prendere delle decisioni consapevoli.
Le informazioni sulle diverse possibilità che offre il mercato delle rinnovabili fanno fatica a circolare e, al tempo stesso, si trovano tante fake-news, che occupano paginate di spazio nei risultati dei motori di ricerca. Il green washing di molte grandi aziende, infine, ci confonde e ci distrae dal fatto che tanti investimenti sono stati fatti, è vero, ma è solo una minima parte di quello che poteva essere fatto (e quanta altra polvere in compenso è stata nascosta sotto il tappeto?) e servono azioni concrete che possano influire davvero sul cambiamento climatico.
Si è parlato di queste tematiche durante l’incontro pubblico “La terra brucia – clima bene comune, denaro bene comune”, tenutosi a Genova per festeggiare il decimo anniversario dell’apertura della filiale genovese di Banca Etica. Sono intervenuti i comitati locali di Legambiente, Fridays for Future, Cittadini Sostenibili, E’ nostra, Medici per l’ambiente, oltre ad Erg, che già dal 2014 ha concluso la riconversione dal settore della raffinazione a quello dell’energia rinnovabile.
Non tutti sanno che è possibile acquistare elettricità sostenibile e 100% rinnovabile, a un prezzo che decresce al crescere degli aderenti, passando attraverso cooperative specializzate.
E nemmeno che esiste la possibilità di ottenere mutui e crediti a tassi agevolati per l’acquisto di immobili efficienti dal punto di vista energetico da destinare a prima casa, così come per l’efficientamento di quelli già esistenti, o per l’installazione di impianti di energia rinnovabile; il tutto con spese di istruttoria e tassi variabili ridotti.
Il quadro normativo italiano sull’autoconsumo è ancora costituito da disposizioni frammentarie e disorganiche, ciononostante l’autoproduzione e autoconsumo stanno diventando più facilmente accessibili e i gruppi di acquisto possono rappresentare la punta più virtuosa del trend di crescita comunque registrato nel fotovoltaico in Italia negli ultimi anni.
Sta diventando realtà, infatti, il “virtual net metering”, per cui sarebbe possibile scontare in bolletta la quota di energia autoprodotta, scambiandosi energia tra membri di una stessa comunità, invece di essere costretti a svendere al gestore l’energia risultante in esubero.
Se è vero che l’UE punta a ridurre emissioni di CO2 del 40% al 2030, bisogna credere che ci saranno presto ulteriori avanzamenti che rendano possibile a tutti i cittadini il contributo al raggiungimento degli obiettivi climatici ed energetici. Si calcola che entro il 2050 addirittura 26 milioni di persone potrebbero produrre la propria elettricità (fonte E’nostra): non è più tempo di rimandare.
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