Non è vero che i veri cambiamenti sono solo quelli che avvengono a grandi scale o partendo dall’alto. Azioni locali, sia di comunità sia anche individuali, posso produrre effetti insperati e impensabili (tranne da chi li fa), nella logica secondo cui gutta cavat lapidem. Soprattutto se poi questi “piccoli protagonisti” si mettono insieme e costruiscono reti sinergiche in grado di potenziare e veicolare meglio le azioni concordate, ampliandone così i bersagli e l’efficacia.
Non a caso anche l’Unione Europea, nei protocolli che definiscono le strategie per la lotta contri i cambiamenti climatici prevede il cosiddetto Mayor’s Adapt, ovvero un’iniziativa lanciata nel marzo 2014 finalizzata a guidare le amministrazioni locali verso misure di adattamento ai cambiamenti climatici. Sulla falsariga del Patto dei Sindaci per la mitigazione, il Mayor’s Adapt sollecita le amministrazioni cittadine ad impegnarsi a contribuire all’obiettivo generale della Strategia di adattamento europea, attraverso due linee di azione:
• sviluppo di una strategia di adattamento a livello locale;
• integrazione dell’adattamento ai cambiamenti climatici nei piani esistenti.
In entrambi i casi, le città firmatarie si impegnano a realizzare una strategia entro due anni dalla firma e a produrre ogni due anni un report relativo agli obiettivi raggiunti. Pertanto la lotta ai cambiamenti climatici ha ormai raggiunto anche la base della piramide e tutti i cittadini sono chiamati a fare la loro parte.
In realtà in Italia già da prima del 2014 molti sindaci e amministratori locali avevano capito l’importanza delle azioni “dal basso” e le potenzialità che la dimensione locale offriva per attivare azioni virtuose e non solo dal punto di vista delle questioni legate al clima: energia, raccolta e smaltimento rifiuti, verde urbano, consumo dei suoli, socialità, servizi, sicurezza erano alcune delle molte questioni che si cercava di affrontare in maniera diversa, più intelligente e responsabile, eliminando i tanti assurdi sprechi tipici della pubblica amministrazione italiana e trovando nuove idee e risorse.
Ecco allora che nel 2005, nella sala consigliare di Vezzano ligure (SP), nasce in Italia l’Associazione dei comuni virtuosi su iniziativa di sole quattro amministrazioni lungimiranti: Colorno (PR), Melpignano (LE), Monsano (AN) e appunto Vezzano. Oggi sono ormai una novantina i comuni, per lo più di dimensioni piccole e medie, che hanno aderito a questa particolare associazione ed alla sua carta fondante, basata sui cinque pilastri alla base della buona amministrazione: territorio, impronta ecologica, gestione dei rifiuti, mobilità e nuovi stili di vita. La rete si sta espandendo sempre più in tutto il Paese, acquistando visibilità e credibilità, ma soprattutto portando con competenza alla ribalta quegli argomenti strategici che Luca Fioretti, già sindaco di Monsano e ideatore assieme a Marco Boschini di Colorno dell’ Associazione, definisce “temi dirimenti” per la politica italiana e per tutto il sistema-Paese: ovvero quelli che guidano il cambio di paradigma, anche in termini economici, di cui ha bisogno l’Italia, che sono più o meno già presenti nei programmi di tutti i partiti, ma nei fatti ancora non si vedono e che la politica “dall’alto” sembra incapace di mettere in cantiere.
Infine, tra le tante iniziative parallele proposte dall’Associazione segnaliamo l’annuale Premio dei Comuni Virtuosi, che designa per ciascuno dei cinque pilastri le amministrazioni che si sono distinte nelle loro politiche e la Scuola di AltRa Amministrazione, un corso di alta formazione rivolto a sindaci, assessori, consiglieri, tecnici e funzionari e finalizzato a sensibilizzarli e a insegnare loro ad attuare le buone pratiche sul territorio.
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