Oggi ho oltrepassato per la prima volta il gate d’entrata del South Luangwa National Park, area protetta ad est dello Zambia. Al suo interno vivono più di 60 specie di mammiferi e 400 di uccelli. Me ne aveva parlato con grande entusiasmo un fotografo naturalista conosciuto alcuni anni fa in Sudafrica. Ricordava ottimi avvistamenti, ambienti vari e scenari dai colori vividi illuminati ogni sera da una luce speciale.
Il benvenuto al Parco mi è stato offerto da un’immensa mandria di bufali che si muoveva lentamente nella boscaglia. A distanza di alcuni minuti appariva la siluette di una famiglia di leoni che li seguiva a distanza, probabilmente in attesa di individuare il momento migliore per coglierli di sorpresa e attaccarli. La giornata proseguiva con gli avvistamenti di numerose specie e si concludeva di fronte a una decina di kudu femmine che, illuminate dai raggi radenti del sole, bevevano rispecchiandosi nelle acque calme di una pozza.
Ora al camp è buio e dalla mia postazione riesco a intravvedere solo le luci degli altri due viaggiatori che, come me, si stanno preparando per la notte. Abbiamo appena ricevuto la visita di una coppia di ippopotami che, dopo aver attraversato il piazzale senza curarsi della nostra presenza, si sono tuffati nello stagno del camp dove ora li sento sguazzare.
Ripongo il cibo nei box per evitare che si trasformi nel banchetto notturno delle iene, risalgo la scaletta dell’air camping, arrotolo la veranda e chiudo la zip della zanzariera. Infine mi corico rivolto verso il cielo per addormentarmi guardando le stelle.
All’improvviso vengo svegliato da uno scossone. Intontito dal sonno penso a un terremoto. Poi un nuovo ondeggiamento dell’auto. Prendo coscienza della situazione e realizzo dove mi trovo. Ancora una forte vibrazione, questa volta accompagnata dal rumore di un ramo spezzato sopra di me. Svanisce così ogni dubbio.
Apro la zanzariera e mi sporgo. La luna, sorta da poco, proietta l’ombra dell’elefante che, appoggiato al fuoristrada, si sta cibando dall’albero della mia piazzola. Attendo l’evolversi della situazione, ma il pachiderma non intende spostarsi. Un nuovo movimento mi fa pensare che è meglio agire prima che l’auto venga danneggiata. Afferro il secchio che tengo in tenda per questo genere di situazioni, scendo la scaletta e raggiungo l’albero più vicino. Uso il secchio da tamburo e, percuotendolo ritmicamente, tento di infastidire l’udito fino dell’invasore grigio dal naso lungo e le orecchie a parabola che, dopo qualche istante, come previsto si allontana e sparisce tra la vegetazione. Torno quindi in tenda per riprendere il sonno che avevo abbandonato.
Ancora un sussulto, questa volta però è la sveglia che mi ricorda che tra un’ora sorgerà il sole. Attraverso la zanzariera intravedo la costellazione dello Scorpione che, prossima a sparire dietro l’orizzonte, lascerà spazio a Orione, pronto ad apparire al lato opposto.
Mentre preparo la colazione avverto nuovamente il rumore di rami spezzati. Illumino in direzione della boscaglia dove vedo ancora una volta la forma tondeggiante del mio molestatore notturno.
Trascorro la giornata percorrendo le sponde del fiume Luangwa, dove gli animali si presentano a turno per abbeverarsi. Nel tardo pomeriggio cambio direzione e imbocco una pista che porta ad est. Intanto in cielo compaiono alcune nuvole bianche. Procedo lentamente fino a raggiungere una radura gialla occupata da diverse giraffe. Mentre due maschi corteggiano spudoratamente una femmina, che cammina frettolosa zizzagando per sviare ogni tentativo di conquista, altri otto esemplari si presentano immobili e con lo sguardo fisso rivolto verso un cespuglio.
Mi fermo, le fotografo e aspetto, sicuro che qualcosa accadrà. Per diversi minuti tutto resta come sospeso nel tempo, a esclusione delle tre giraffe che continuano a muoversi senza meta tra le acacie. Finalmente la prima delle otto avanza di un passo, seguita dalle altre che si muovono come una squadra di nuoto sincronizzato. Sono attente e nervose. Poco dopo è ancora la prima a prendere l’iniziativa. Fa uno scatto in avanti e scalcia all’aria con gli arti posteriori, mentre le altre restano impassibili. Poi si stringono tutte tra loro e procedono di pari passo fino a quando, inaspettatamente, un maschio e tre femmine di leoni si materializzano dall’ombra del cespuglio. Si alzano di scatto, disturbate dalle giraffe che non hanno intenzione di porgere le spalle, così da controllare la posizione dei temuti predatori e scongiurare un attacco a sorpresa. I felini si allontanano mestamente, seguiti a distanza di sicurezza. L’ultima leonessa si ferma, si volta e le fissa, come se volesse imprimerle nella sua mente. Poi emette un ruggito che sembra dire: «questa volta avete vinto voi, ma state certe che ci rincontreremo».
Il momento dello scatto
Nel corso della giornata avevo riempito quasi tutte le schede di memoria a disposizione. Nonostante fossi soddisfatto di quanto realizzato decisi di cambiare direzione e visitare una parte del parco che non conoscevo. Quando mi ritrovai di fronte alle giraffe osservai le nuvole e afferrai il corpo macchina sul quale avevo montato l’obiettivo grandangolare.
Attesi che il gruppo delle tre, in continuo movimento, si portasse in posizione tale da offrire equilibrio alla scena. Impostai il diaframma a f16 per ottenere buona profondità di campo e rendere nitido anche il gruppo sullo sfondo. La sensibilità impostata a 250 ISO mi assicurò un tempo di 1/125 di secondo, più che sufficiente per “bloccare” tutto ciò che stavo inquadrando. La luce illuminava perfettamente ogni soggetto, così non si rese necessaria alcuna sovra o sotto esposizione.
Dati tecnici
- Data: 29/07/2009
- Corpo macchina: Nikon D2x
- Obiettivo: Nikkor 17/55 f 2,8
- Lunghezza focale al momento dello scatto: 23 mm
- Apertura diaframma: F 16
- Tempo otturatore: 1/125 sec.
- Compensazione esposizione: 0
- Sensibilità sensore: ISO 250
- Modo di ripresa: A (priorità di diaframmi)
VIAGGI FOTOGRAFICI di Davide Pianezze: