In qualità di erede al trono, l’allora principe Carlo d’Inghilterra si è più volte espresso sui temi ambientali, prendendo posizioni nette e lontano dalla moderazione diplomatica o dalla formale discrezione che connota la figura istituzionale della monarchia britannica.
Negli ambienti di Corte si teme che la Corona come istituzione non potrebbe accettare un sovrano così “di parte” su temi che, per quanto universali, hanno forti ricadute politiche e riguardano le scelte del governo. In Re Carlo III prevarrà l’attivismo ambientalista o il contegno regale?
Re Carlo III stesso ha portato alla ribalta pubblica temi, come il cambiamento climatico, decenni prima che altri leader mondiali li mettessero al centro dell’agenda politica.
Prima dell’ascesa al trono, le sue principali preoccupazioni sono state la sua passione per le questioni ambientali e per l’agricoltura biologica, con la fondazione del marchio Duchy Originals per promuovere gli alimenti biologici.
Agricoltore egli stesso, Carlo III è patrocinatore della Soil Association – l’importantissima ONG contro l’agricoltura intensiva, per gli acquisti locali e l’educazione pubblica sulla nutrizione – e nel 2010 ha scritto un libro intitolato “Harmony: A New Way of Looking at Our World”.
Re Carlo III ha avvertito che i problemi causati dal cambiamento climatico stanno alimentando guerre, terrorismo e migrazioni di massa.
Quando nel novembre dello scorso anno a Glasgow, nel Regno Unito, si è svolta la COP26, il summit mondiale sui cambiamenti climatici, il principe Carlo aveva allargato lo sguardo e ha sottolineato che «il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità non sono fenomeni separati, anzi rappresentano assieme una minaccia esistenziale ancora maggiore». Tra le possibili soluzioni ha detto che «Dobbiamo ridurre urgentemente le emissioni e agire per “catturare” la CO2 già presente nell’atmosfera, compresa quella prodotta dalle centrali a carbone. È assolutamente fondamentale dare un valore alla CO2, rendendo così più economiche le soluzioni di cattura del carbonio. L’entità e la portata della minaccia che dobbiamo affrontare richiedono una soluzione globale a livello di sistema, basata sulla trasformazione radicale della nostra attuale economia basata sui combustibili fossili in un’economia realmente rinnovabile e sostenibile».
Un re ribelle?
Re Carlo III stesso ha precisato che ci sono alcune questioni sulle quali si rifiuta di essere messo a tacere e in un’intervista di pochi anni fa ha dichiarato: «Si viene accusati di essere controversi solo perché si cerca di attirare l’attenzione su cose che non fanno necessariamente parte del punto di vista convenzionale».
Su una cosa non ci sono dubbi. Re Carlo III di Gran Bretagna è un “falco” del clima, che ha chiesto di trasformare radicalmente l’economia dei combustibili fossili perché i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità sono le «più grandi minacce che l’umanità abbia mai affrontato».
Carlo III ha tenuto discorsi sull’ambiente in tutto il mondo e ha sostenuto la necessità di una transizione completa dai combustibili fossili. Come principe ereditario ha partecipato alle conferenze sul clima delle Nazioni Unite e ha rilasciato dichiarazioni per condannare la mancanza di azione sul clima.
In qualità di re, Carlo III avrà un potere limitato nel prendere decisioni politiche sostanziali per conto del Regno Unito, ma potrebbe usare la sua posizione per continuare a sostenere l’azione a favore del clima.