Dal punto panoramico di Gioia Vecchio, che da un ampio piazzale sterrato si affaccia verso Ovest, i prati punteggiati da siepi e macchie di alberi scendono dolcemente nella valle dove si aprono i pascoli, per poi cedere il passo alla foresta sul versante di fronte.
Nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise a settembre, poco prima dell’alba, fa già piuttosto freddo, ma le condizioni per l’osservazione degli animali sono ideali.
Caprioli e cinghiali fanno scorte prima dell’inverno mentre i grandi cervi maschi, distratti dalla stagione degli amori, si fanno vedere sempre più spesso e riempiono l’aria di potenti bramiti. Basta aguzzare la vista con l’ausilio di binocoli o cannocchiali per scorgerne a decine tra la vegetazione in una buona mattinata.
Ma il premio più ambito per i visitatori che scrutano silenziosi la vallata sono i predatori, come il lupo e, soprattutto, l’orso marsicano. Ci sono anche loro, ma per vederli bisogna armarsi di tenacia e pazienza.
L’osservazione dell’orso
«Gli animali sono imprevedibili – racconta Umberto Esposito di Wildlife Adventures, una società di servizi che organizza visite naturalistiche in tutto il Parco e nelle aree circostanti –. A volte vediamo più orsi in una mattinata, in altre occasioni ci sfuggono per giorni. Il 2020, però, è stato un anno fortunato. Oltre al successo delle nostre proposte abbiamo visto spesso una femmina con 4 piccoli al seguito: una rarità, di solito i piccoli sono soltanto 2».
Per aumentare le possibilità di fare questi incontri è meglio fermarsi qualche giorno nel Parco, svolgendo diverse attività e tornando regolarmente nei punti di osservazione, come quello di Gioia Vecchio, nelle prime e le ultime ore della giornata, fino al tramonto del sole.
In linea di massima le giornate nuvolose e coperte sono migliori di quelle soleggiate per vedere questo orso, che appartiene a una sottospecie unica, limitata all’area dell’Appennino centrale e che conta una sessantina di individui. Più piccolo dei suoi simili, che si incontrano in Nord Italia e altre zone d’Europa, l’orso marsicano sembra avere anche un temperamento che lo porta a essere meno “aggressivo” e imprevedibile, anche quando viene sorpreso a distanza ravvicinata.
Salvo casi isolati, quindi, l’orso è ormai accettato dalla popolazione del Parco, che apprezza le ricadute positive che questo animale produce, in termini di richiamo di visitatori. Nei Centri del Parco (soprattutto a Pescasseroli) hanno riaperto ristoranti, alberghi e sono nate iniziative come Arteparco, un progetto che si propone di fondere l’arte contemporanea con la Natura, collocando sculture in materiali ecologici e biodegradabili in un luogo suggestivo del parco, vicino alle foreste vetuste nei pressi di Pescasseroli (sentieri C1 e C2). Ma soprattutto, fa piacere vedere che si è consolidato un vero turismo naturalistico, che ricorda quello di alcuni grandi Parchi nazionali all’estero.
Le guide del Parco
Le attività di osservazione degli animali nel Parco, condotte da ottime guide con un solido background scientifico, impiegano un numero crescente di persone del luogo. Vista l’alta affluenza di pubblico, molti sentieri, in alcuni periodi dell’anno, sono chiusi per limitare il disturbo alla fauna e in parte accessibili solo con le guide. Affidarsi a loro consente di fare osservazioni o fotografie impensabili per il visitatore occasionale.
Per esempio, raggiungendo il rifugio di Pesco di Jorio, appoggiato su un crinale con una vista senza confini sull’Appennino (anche questo è un luogo dove si fanno avvistamenti speciali), o facendo un giro con la bici elettrica attorno al Lago di Barrea e al villaggio di Civitella Alfedena.
Anche se gli orsi non si fanno vedere vale la pena di concentrarsi sul resto, come i lupi, ormai presenti con un centinaio di individui nel parco. Sono timidi e riservati, ma potreste incontrarli dappertutto, anche se uno dei luoghi migliori per vederli è l’area attorno al paesino di Opi. Nel 2019 la BBC è venuta proprio qui per filmare la loro attività di caccia per la serie “Seven Worlds”, uno di quei monumentali documentari che la televisione britannica realizza a intervalli di qualche anno e diventano punti di riferimento delle riprese naturalistiche.
E poi ci sono i già citati cervi, i caprioli, e i camosci d’Abruzzo, magnifici ungulati che qui hanno una varietà locale con una livrea particolarmente bella. Senza contare gli uccelli, che per richiamare i birdwatchers possono contare sul picchio dorsobianco, una specie rara che frequenta solo le foreste più antiche.
In nessun altro luogo in Italia, e probabilmente in Europa Occidentale, si trova una ricchezza così elevata di grandi mammiferi, predatori compresi, osservabili in natura in completa libertà, in un’area di una ventina di chilometri di diametro.
Salviamo l’orso
Probabilmente è anche per questo che Paul Lister, filantropo britannico con una passione per la natura e fondatore di The European Nature Trust, si è innamorato di questi luoghi durante una vacanza e ha scelto di supportare alcuni dei progetti che riguardano l’orso. È così che ha cominciato a finanziare l’associazione locale Salviamo l’orso, che si occupa di creare le condizioni per l’espansione degli orsi marsicani in Italia centrale con azioni molto concrete, come la creazione di corridoi ecologici per i loro movimenti, la sensibilizzazione del pubblico e la riduzione di investimenti stradali che coinvolgono il predatore. Nonostante i richiami d’allarme che spesso si sentono, la presenza di un turismo guidato e responsabile e l’attenzione internazionale che si è venuta fanno ben sperare sul futuro di questa specie.
Info
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise