In Italia questa medusa è nota come Cassiopea (Cotylorhiza tuberculata), ma tedeschi e inglesi la chiamano “uovo fritto”.
Osservandola un po’ dall’alto, non è difficile capire perché: la sua ombrella (la parte sommitale delle meduse a cui sono attaccati i tentacoli) sembra davvero un uovo al tegame, sia per forma, sia per colore.
Pure le dimensioni sono compatibili, visto che molto raramente la Cassiopea supera i 20 cm di diametro e, di solito, è decisamente più piccola.
Anche se queste meduse sono particolarmente abbondanti in primavera, il grande pubblico le incontra in massima parte d’estate, mentre vagano nei pressi della superficie del mare, spinte dalle pulsazioni ritmiche dell’ombrella.
Non c’è nulla da temere: la Cassiopea non è affatto pericolosa per l’uomo e si nutre solo di microrganismi planctonici.
Solo la parte inferiore è debolmente (e per noi quasi impercettibilmente) urticante, caratterizzata da otto tentacoli che si diramano in una quantità di braccia secondarie, le cui estremità sono ornate da piccole appendici a forma di disco, di un intenso blu-viola.
Il suo colore e le batterie di tentacoli, in ogni caso, sono in grado di intimidire diversi predatori, dal momento che i piccoli pesci, di solito giovanissimi sugherelli, ma anche salpe e ricciole, trascorrono i primi mesi di vita vicino ai tentacoli della medusa, traendone protezione.
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