Entro il 2020 le stoviglie di plastica scompariranno dagli scaffali dei negozi transalpini. È stata approvata, infatti, una legge che vieta il commercio di piatti e bicchieri di plastica, che verranno gradualmente sostituti da oggetti realizzati in materiali di origine biologica e compostabile.
La nuova legge, inserita nel pacchetto Energy Transition for green growth act varato dall’esecutivo francese, segue il bando totale dei sacchetti di plastica arrivato a luglio.
Discariche piene di plastica
La scelta di vietare l’utilizzo di prodotti monouso di plastica porterà a una notevole riduzione dei rifiuti che ogni anno finiscono nelle discariche francesi. Nel 2015 sono stati gettati dopo un singolo utilizzo 4.73 miliardi di bicchieri di plastica. Le borse di plastica distribuite e poi mandate a smaltire, invece, sono state oltre 17 miliardi.
Così nel resto del mondo
Anche in Italia, dal 2011, è vietata la distribuzione di sacchetti della spesa che non siano prodotti con materiali compostabili.
Una delle prime nazioni a tassare l’uso di borse di plastica è stata l‘Irlanda che, nel 2002, aveva introdotto una tassa di 15 centesimi (salita a 22 nel 2007) per ogni sacchetto venduto. Questo provvedimento ha consentito di ridurre del 90% la richiesta di sacchetti monouso.
La stessa strategia è stata adottata in Galles: qui la tassa di 5 pences applicata dal 2011 ha portato al calo del 97% di richieste di sacchetti usa e getta. Imposte simili sono state adottate anche in Belgio, nel 2007, e in Danimarca, nel 2003.
In Inghilterra, invece, la restrizione alla distribuzione di borse di plastica si applica solo agli esercizi commerciali con più di 250 impiegati.
In Germania la tassa è a carico dell’esercente che distribuisce i sacchetti.
Negli Stati Uniti le norme variano da Stato a Stato. Nel 2014 erano 20 quelli che avevano messo al bando le borse di plastica.
In Australia l’adozione del programma Zero Waste ha permesso di evitare negli ultimi otto anni la distribuzione di oltre 400 milioni di sacchetti.
In Bangladesh misure restrittive sono state prese già a partire dal 2002. Qui i rifiuti di plastica non correttamente gestiti sono tra le cause degli allagamenti nelle città.
Gli stati più virtuosi, infine, sono quelli del continente Africano: Sud Africa, Uganda, Somalia, Ruanda, Botswana, Etiopia e Kenya hanno bandito la distribuzione e la vendita di sacchetti non riciclabili.
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