Il monaco agostiniano Gregor Mendel, pur avendo posto le basi della moderna genetica, rimase pressoché sconosciuto alla comunità scientifica del suo tempo. Fu soltanto nel 1900, oltre quindici anni dopo la sua morte, che il suo lavoro venne rivalutato. A riscoprire gli studi dello scienziato originario della Moravia furono tre scienziati, Hugo de Vries, Karl Correns e Erich von Tschermak, indipendentemente l’uno dall’altro.
Eppure, nonostante questo lunghissimo periodo di disinteresse, vi capiterà di sentir dire quanto il religioso sia stato fortunato nel raggiungimento delle sue scoperte. Come mai? Il perché di questa affermazione risiede nella scelta della specie che lui scelse di studiare e che lo portò alla formulazione delle tre leggi della genetica che oggi portano il suo nome: il pisello. Mendel individuò infatti una serie di caratteri di questa pianta, come colore dei fiori e rugosità del baccello, che si dimostrarono tutti dominanti o recessivi. Non c’erano fenomeni come la dominanza incompleta, in cui, negli ibridi, si presenta un carattere intermedio tra quello dei genitori.
La seconda legge di Mendel, detta della disgiunzione, presuppone che ogni organismo abbia due copie dello stesso gene. Questo è vero per i piselli e per moltissime altre specie, ma non sono rare le eccezioni: il tabacco, ad esempio, ne ha quattro. Inoltre il monaco scelse sette caratteri distinti che, sorprendentemente, sono determinati dai geni completamente indipendenti l’uno dall’altro. Lo scienziato considerò i geni come unità del tutto a sé stanti, ma oggi sappiamo che molto frequentemente ci sono geni tra loro strettamente interconnessi.
Mendel era originario di una famiglia di agricoltori e ben conosceva le ricerche nel campo dell’ibridazione, volte a selezionare varietà di piante da coltivare sempre più produttive. Quindi, con ogni probabilità, la scelta dei caratteri studiati non fu casuale ma dettata dalla sua esperienza.
Purtroppo però la “fortuna” del monaco si fermò a queste scelte sperimentali: gli studi di Mendel rimasero sconosciuti a gran parte della comunità scientifica mondiale. Avrebbero potuto fornire prove sperimentali a supporto della teoria dell’evoluzione di Darwin ma, purtroppo per il monaco, il suo ben più celebre collega non venne mai a conoscenza delle sue importantissime ricerche.
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