Oidio e Peronospora sulle vite, ma anche botrite sugli ortaggi e fumaggini sui germogli delle piante da frutto sono l’incubo di tutti gli agricoltori. Le malattie fungine delle piante provocano muffa sulle foglie e vengono combattute perlopiù con agrofarmaci fungicidi, ma la scienza è alla ricerca di prodotti ad azione fungicida e battericida con minore fitotossicità sugli organi verdi delle piante e meno nocivi per l’uomo e per l’ambiente.
L’Università Statale di Milano – in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Bologna, l’University of Adelaide in Australia e il KTH Royal Institute of Technology in Svezia – ha sviluppato uno studio pubblicato su Trends in Biotechnology, rivista del gruppo Cell, che individua molecole organiche utilizzabili come alternative ai fungicidi tradizionali.
Lo studio del gruppo di ricerca internazionale offre un’ampia panoramica sulle molecole, identificate di recente da diversi gruppi di ricerca nel mondo, sulle loro proprietà antimicrobiche, i loro meccanismi di azione e le strategie utilizzate per la loro identificazione.
Si tratta di piccoli peptidi – ovvero sostanze di sintesi formate da due o più amminoacidi, che sono i mattoncini che formano le proteine – e di RNA a doppio filamento.
Questa valida alternativa ai fungicidi convenzionali utilizzati dalla moderna agricoltura intensiva per garantire produzioni elevate, ma che causano inquinamento ambientale e sono tossici sia per gli esseri umani, sia per gli animali, come le api indispensabili per l’impollinazione.
I vantaggi dei piccoli peptidi e dell’RNA a doppio filamento sono promettenti, grazie alla loro specificità di azione contro l’organismo bersaglio, il fungo, alla breve persistenza nell’ambiente e alla capacità di agire a basse concentrazioni.
Lo studio descrive le ulteriori fasi sperimentali da realizzare prima della loro commercializzazione e le possibili strategie da adottare per il loro utilizzo in campo.
Il gruppo di lavoro
Il lavoro è stato condotto dai gruppi di ricerca di Simona Masiero, docente di Botanica, e di Paolo Pesaresi docente di Genetica, del Dipartimento di Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con Bruno Mezzetti dell’Università Politecnica delle Marche, Elena Baraldi dell’Università di Bologna e Vincent Bulone dell’University of Adelaide – Australia and KTH Royal Institute of Technology – Svezia.
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