La Norvegia ha annunciato l’intenzione di chiudere tutti gli allevamenti di animali destinati alla produzione di pellicce entro il 2025.
Attualmente si stima che nel paese scandinavo siano 340 gli allevamenti attivi, all’interno dei quali sono detenuti circa 700mila visoni e 110mila volpi. La notizia è stata accolta con favore dalle Associazioni animaliste, che hanno parlato di decisione storica. «È una vittoria il fatto che sia proprio uno dei paesi scandinavi, da sempre simbolo di questa crudele industria, ad aver preso questa importante decisione», ha spiegato OIPA, l’organizzazione internazionale per la protezione degli animali.
La situazione in Europa
Il primo paese a bandire gli allevamenti di animali per pellicce è stata la Gran Bretagna nel 2000. Da allora tantissimi altri paesi hanno seguito questa scelta: Repubblica Ceca, Croazia, Austria, Bosnia Erzegovina, Serbia, Macedonia e Slovenia hanno già chiuso gli allevamenti della morte.
Un caso eclatante è quello dell’Olanda, uno dei paesi leader di questa industria e secondo paese in Europa per l’allevamento dei visoni, che a seguito delle pressioni dei gruppi animalisti ha varato un piano per la chiusura degli allevamenti entro il 2024.
Se questi paesi hanno detto stop alle pellicce, in altri stati membri dell’Unione Europea sono in vigore bandi parziali; è il caso di Svezia e Danimarca che hanno bandito gli allevamenti di volpi. In Ungheria, invece, è vietato l’allevamento di volpi, visoni e cani-procione. Svizzera e Spagna hanno invece annunciato che renderanno impossibile l’apertura di nuovi allevamenti.
Italia fanalino di coda
Il nostro Paese, invece, si dimostra fanalino di coda. Ad oggi circa 160mila visoni sono costretti a vivere in gabbie minuscole, contrariamente ad ogni loro bisogno etologico.
Eppure una proposta di legge per chiudere gli allevamenti ci sarebbe: è stata avanza dalla Lega Anti Vivisezione nel 2013 ma da allora non ha ancora concluso l’iter di approvazione.
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