Il recente via libera all’attività mineraria nelle Liverpool Plains (NSW) e la proposta di un egual progetto in prossimità della Grande Barriera Corallina in Australia (Abbott Point – QLD), dimostra da parte dell’attuale governo di Canberra il rifiuto di qualsiasi impegno per una produzione di energia più pulita da fonti rinnovabili e una riduzione di esportazione del carbone. Le conseguenze a breve e lungo termine connesse a queste scelte potrebbero essere irreversibili.
Lo scorso 4 Luglio il ministro dell’Ambiente Greg Hunt ha firmato un accordo, esteso fino al 2046, con la Shenhua Company (Cina), che consente l’estrazione di carbone da un’area di circa 35 Km2. La più grave e temibile conseguenza di questo progetto sarebbe l’inquinamento delle acque sotterranee, capace di rendere improduttiva una delle aree più fertili dell’intero continente australiano.
Allo stesso tempo nello stato del Queensland si sta discutendo l’allargamento della miniera nel Galilee Basin – il bacino carbonifero della Galilea -, la cui attività era stata ridotta drasticamente nel 2012, in seguito ai documentati danni ambientali nelle Whitsundays, il più grande gruppo di isole, ben 74, al largo dell’Australia, proprio nel cuore della Grande Barriera Corallina. Nonostante questa presa di posizione incoraggiante, la compagnia indiana Adani intende costruire almeno tre nuovi scali marittimi per permettere l’esportazione estera di carbone.
L’approvazione di entrambi i progetti mette in evidenza l’approccio poco attento del governo australiano nei confronti della popolazione e dell’inestimabile ricchezza ambientale di questo continente. Con un tasso d’insolazione annua di 6-7.5 kWh al giorno (la media globale è 6 kWh), il consumo energetico dell’attuale popolazione australiana di 22 milioni potrebbe essere completamente sostenuto da energia solare. Se nel XIX secolo l’assenza di tecnologia per lo sfruttamento del solare rendeva necessario l’uso di fonti così inquinanti, oggi nel XXI secolo sarebbe auspicabile che gli interessi individualistici lasciassero spazio al buon senso.
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