Per capire la vastità della piaga del bracconaggio basta guardare i numeri: ogni giorno vengono uccisi circa 70 elefanti e 3 rinoceronti.
È questo il tema al centro dell’assemblea del Comitato permanente della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche (CITES), in corso in questi giorni a Ginevra, in Svizzera, e che riunisce i delegati dei 181 Stati che aderiscono al programma dell’Onu per l’ambiente.
“I piani d’azione nazionali sull’avorio sono prioritari per il WWF in quanto la loro effettiva attuazione avrebbe un enorme impatto sul bracconaggio e il traffico di avorio – ha spiegato Carlos Drews, a guida della delegazione del WWF -. Alcuni paesi, tra cui la Thailandia, hanno fatto progressi significativi, ma sono troppi ancora gli stati che hanno fatto poco o non abbastanza”.
Stando alle stime del WWF, in Africa sono rimasti 470mila individui di elefante, circa un decimo della popolazione presente nel continente all’inizio del secolo scorso.
Un giro d’affari in crescita
Quello del bracconaggio è un giro d’affari 23 miliardi di dollari. Un chilo d’avorio può arrivare a costare fino a tre mila dollari, assai di più il corno di rinoceronte, che sfiora i 120mila dollari al chilo.
Ma non solo avorio: la piaga del commercio illegale riguarda anche i ghepardi e i pangolini, animali la cui carne è considerata una vera e propria prelibatezza nella cucina asiatica.
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