Da quando avete fatto clic per leggere questo post, 100mila litri di acqua sono andati sprecati a causa delle pessime condizioni in cui versano gli acquedotti italiani. Lo ha da poco reso noto l’Istat: nel 2012 le perdite idriche sono state pari al 37,4 per cento dell’acqua trasportata, in crescita del 5,3 per cento rispetto al 2008. In sostanza ogni 100 litri di acqua introdotta nella rete, quasi 40 non sono usciti dai rubinetti, disperdendosi nei tubi. Un colpevole e vergognoso sperpero corrispondente appunto a 100mila litri al secondo.
Lo stato disastroso della nostra rete è confermato dall’ottava edizione del Blue Book, il rapporto della Fondazione Utilitatis che ogni anno fotografa la situazione del servizio idrico integrato in Italia: il 19 per cento della popolazione è servito da gestioni “obsolete o perennemente transitorie”; quasi un quarto degli italiani non sono serviti da un depuratore, a dispetto degli obblighi europei, e il 7 per cento addirittura non è raggiunto dalla fognatura. Per raddrizzare la situazione sarebbero necessari quasi 65 miliardi di euro nei prossimi 30 anni. Una cifra che fa tremare i polsi e lascia poco spazio alla speranza.
Non è questione di vedere sempre nero, ma di guardare alla realtà dei fatti: per riparare le tubature non bastano chiacchiere o preghiere, occorrono soldi. E in Italia gli investimenti pubblici sulla rete, purtroppo, sono diminuiti ancora. Da noi la spesa per l’ammodernamento idrico è di appena 30 euro pro capite all’anno; i danesi investono 129 euro, i britannici 102 e i francesi 88, tanto per fare alcuni esempi.
Il nostro paese continua ad allontanarsi dal mondo civile.
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