Il 26 marzo esce nelle sale cinematografiche “L’ultimo lupo”, pellicola con la quale il regista francese Jean-Jaques Annaud rende omaggio – e anche giustizia – all’animale feroce per antonomasia.
Non è la prima volta che il grande regista – autore di successi come “Il nome della rosa”, “L’amante”, “Sette anni in Tibet” – dedica la sua opera alla difesa della natura. Lo aveva fatto nel 1988 con L’Orso, la favola ecologica con cui portò nelle sale della sola Francia oltre 9 milioni di spettatori.
Con “L’ultimo lupo” Annaud vuole raccontarci un lato di questo animale che non conosciamo, profondamente diverso da quello che le favole ci hanno propinato fin da bambini, in ogni cultura, a ogni latitudine. Perché per secoli il lupo è stato il nemico delle montagne, così come dei boschi, delle campagne, come delle steppe. Ed è proprio tra le tribù nomadi della Mongolia che Chen Zhen – il protagonista del film – impara qualcosa sul lupo che non conosceva e, soprattutto, l’importanza di proteggerlo.
In Italia l’uscita del film è appoggiata dal WWF, impegnato da anni a diffondere nel nostro Paese una corretta cultura sul lupo, senza la quale per questo animale non c’è futuro. Proprio a causa dei rapporti conflittuali con l’uomo, negli anni ’70 del secolo scorso la specie sfiorò l’estinzione. Ne rimanevano un centinaio relegati nelle zone più remote dell’Appennino centro-meridionale e sulle montagne della Sila.
Poi, grazie all’Operazione San Francesco, alla modifica della legge sulla caccia del 1977 e a quella del 1992 – che rese questo, come altri carnivori, specie protetta – quei 100 esemplari aumentarono. Decennio dopo decennio – complice lo spopolamento delle montagne – il lupo riconquistò autonomamente gli antichi territori e dal Sud Italia risalì la dorsale appenninica, riaffacciandosi sulle Alpi.
Oggi si stima che in Italia esistano 1200 lupi, ma l’ostilità da parte dell’uomo – specialmente in aree come la Toscana e la Calabria – è quella di sempre. Anzi, per certi versi sembra essersi riacutizzata, favorita anche dalla crisi economica che riduce le possibilità di intervento. Atti di bracconaggio, veleno, armi da fuoco mietono decine e decine di lupi ogni anno, con un danno serissimo alla biodiversità del nostro Paese. Non mancano, fortunatamente, esperienze di convivenza pacifica, resa possibile grazie a una serie di accorgimenti a difesa degli allevamenti.
La storia tra l’uomo e il lupo la stiamo ancora scrivendo. Il lieto fine dipenderà solo da noi.
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