La musica originaria risiede nella “natura acustica” del mondo, che le popolazioni primitive hanno vissuto e ricreato nei riti, nei canti, nelle danze e nei sacrifici con cui hanno segnato i momenti forti del loro vivere in comunità e del loro rapportarsi alla sfera del divino.
È dunque stretto e fortemente connesso il rapporto tra la musica e la Natura.
All’interno del paesaggio sonoro delle antiche popolazioni esiste, però, un’altra “vocalità” che ha influenzato la nostra evoluzione musicale.
Sono i versi prodotti dagli animali (ne abbiamo parlato anche su rivistanatura.com) a cui abbiamo attribuito un nome diverso in base all’animale che lascia quei vocalizzi, ossia: ruggiti, barriti, ragli, nitriti, belati, grugniti, cinguettii e così di seguito.
A noi oggi non capita spesso di udire la voce di un cavallo, di un asino di un bue o il canto degli uccelli, ma qualche migliaio di anni fa non era così.
Oggi per milioni di persone l’universo acustico che ci circonda è caratterizzato dalle suonerie dei cellulari, dal graffiante sonorità del traffico o dai trilli di giochi elettronici, ma in antichità era diverso.
Proviamo a fare un salto indietro nel tempo: le voci degli animali erano infinitamente più numerose e diffuse di quanto accada oggi, perché le “fonti” che le emettevano facevano strettamente parte del tessuto economico, sociale o semplicemente umano del mondo antico.
La fonosfera – ovvero lo spazio sonoro che avvolgeva le popolazioni migliaia di anni fa – era più pura, un distillato di voci in cui i versi degli animali erano molto più udibili di quanto non sia possibile oggi, dove i rumori si fanno assordanti, elidendo la voce della Natura.
Il canto di un usignolo segnava l’arrivo della bella stagione, l’ululato di un lupo diveniva per un monito di pericolo per un gregge, un gabbiano in canto vicino a una barca segnalava la vicinanza alla costa: alcune sonorità naturali divenivano segnali predittivi di un cambio di stagione, di un pericolo imminente per contadini, naviganti, allevatori.
Oggi l’uomo del terzo millennio è sempre più immerso e rincorre un progresso tecnologico che sgretola la cortina acustica della Natura intorno a noi.
Il desiderio, tuttavia, di milioni di persone che vogliono ritrovare quel mondo acustico perduto è altrettanto forte e si sviluppa con coloro che ascoltano la musica new-age, chi si affida alla musico-terapia e tantissimi si rigenerano con una tonificante passeggiata in Natura: ritrovando forse un tassello emotivo insito nel nostro subconscio e che ci appartiene.
Torniamo ad ascoltare la voce della Natura!
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