Negli ultimi tre secoli l’habitat del leopardo (Panthera pardus) si è ridotto del 75%.
Fino al 1750, infatti, il leopardo aveva a propria disposizione 35 milioni di chilometri quadrati di territorio, mentre ora ne restano poco più di 8 milioni.
A darne l’allarme è lo studio internazionale pubblicato sulla rivista scientifica PeerJ, che definisce la situazione a livello globale più grave di quanto, fino a questo momento, previsto.
Le zone più colpite
L’allarme principale riguarda l’Asia dove, come fanno notare gli esperti, in alcune aree la presenza del leopardo è praticamente cessata. La situazione più critica è quella fotografata in Cina e nel Sud Est Asiatico: qui l’habitat del leopardo si è ridotto del 98%.
Tra le sottospecie maggiormente a rischio ci sono quelle del leopardo dell’Amur (Panthera pardus orientalis), del leopardo arabo (Panthera pardus nimr) e il leopardo della Cina settentrionale (Panthera pardus japonensis).
Felino in grado di adattarsi
Il leopardo è uno dei grandi felini che maggiormente riesce a sopravvivere in contesti dominati dall’uomo, nonostante si tratti di una specie particolarmente elusiva. La convivenza diventa difficile quando vengono a scarseggiare le prede, circostanza che si verifica quando le zone incolte lasciando spazio ai terreni agricoli.
”La mancanza delle prede è uno dei motivi che genera i maggiori conflitti con gli agricoltori”, hanno spiegato gli studiosi .
Tra le cause che minacciano la sopravvivenza del grande felino c’è anche la caccia, tanto per la pelliccia, quanto per le parti del corpo, ancora utilizzare nella medicina tradizionale di molte zone asiatiche.
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