A come ape. Tutto è cominciato da lì. La prima parola che ho imparato a scrivere, io come milioni di italiani, da generazioni, è stata ape. Sarà per questo che avverto un forte disagio nel parlare della minaccia che incombe su questi insetti.
Le api stanno scomparendo. Dal 2004 il loro declino nel Nord America è impressionante e pure in Europa, negli ultimi inverni, la mortalità delle colonie di api è cresciuta. Greenpeace, attraverso la campagna salviamoleapi.org, da tempo cerca di sensibilizzare anche il pubblico italiano alla tutela di questi importantissimi animali. L’associazione ha pubblicato un rapporto che mette in evidenza la loro importanza ecologica ed economica nonché la necessità di eliminare dalle pratiche agricole i pesticidi che le minacciano.
Guai pensare che il pericolo non ci riguardi. Nei giorni scorsi, in una conferenza stampa indetta da Conapi (Consorzio Nazionale Apicoltori) e Unaapi (Unione degli apicoltori italiani) presso la sede bolognese di Legacoop Agroalimentare Nord Italia, sono stati presentati i dati relativi alla moria di api che, da Nord a Sud, hanno caratterizzato l’ultima primavera. Quello lanciato dai principali attori del comparto è un grido d’allarme. Sono oltre 60, infatti, le segnalazioni di grave avvelenamento di interi apiari raccolte tra marzo e maggio 2014 dalla rete “Spia” del progetto Beenet (Rete nazionale di monitoraggio degli alveari). Gli eventi si sono manifestati in coincidenza con la semina di mais e i trattamenti di fruttiferi e vite, di cereali e ornamentali. Per questo Conapi e Unaapi hanno voluto richiamare l’attenzione delle istituzioni nei confronti di alcune pratiche agronomiche scorrette e talvolta non in linea con le normative vigenti.
A gravare ulteriormente sulla campagna miele hanno concorso le condizioni meteo decisamente sfavorevoli dei mesi passati, che hanno determinato pesanti ripercussioni sulle rese. In Italia, quest’anno si prevede una flessione media del 50% per la produzione di mieli di acacia, castagno, agrumi e millefiori primaverile-estivo. I provvedimenti richiesti da Conapi, Fai e Unaapi non puntano però a tutelare solo il mercato – un comparto che vale, indotto compreso, tra i 57 e i 62 milioni di euro e nel quale operano 40.000 apicoltori e 12.000 produttori apistici – ma tutti i cittadini visto che l’ape, con la sua diffusione e la sua attività di bottinatrice, è la migliore sentinella del nostro ambiente.
Insomma, a essere minacciati non sono solo il nostro immaginario infantile e la produzione di miele, polline e pappa reale. Senza questi insetti impollinatori, sarebbe a rischio una buona parte della biodiversità vegetale che ci circonda. Secondo le stime della Fao, delle 100 specie di colture che forniscono il 90% di prodotti alimentari in tutto il mondo, 71 sono impollinate dalle api.
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