È una vera e propria ecatombe quella in corso nella Valle della Canna, all’interno del Parco del Delta del Po.
Le prime stime – destinate certamente a crescere – parlano di 1075 uccelli acquatici morti e 185 recuperati ancora vivi, ma con poche possibilità di sopravvivenza.
A causare la morte di beccaccini, avocette, alzavole e anatre sarebbe stata un’intossicazione da botulino che ha avvelenato la zona umida.
Accertare le cause
Al momento, non sono note le cause che hanno portato all’intossicazione di così tanti uccelli in una zona circoscritta.
La Procura della Repubblica ha già dato il via alle indagini e sta accertando eventuali responsabilità sulla gestione della zona umida.
Le autorità, insieme a tutti gli enti competenti, hanno messo i campo azioni straordinarie per il ricambio delle acque della valle, in maniera tale da fornire così ossigeno all’area e limitare la proliferazione del botulino, con l’auspicio di uscire dall’emergenza.
Niente caccia nella zona
Intanto, la caccia nella zona è stata sospesa.
«Il Parco ha deciso la sospensione di qualsiasi forma di attività venatoria in un raggio di 3 chilometri dal perimetro dell’area interessata dalla moria di uccelli a causa, presumibilmente, dell’intossicazione da tossina botulinica di tipo C, fenomeno riscontrato la scorsa settimana nella Valle della Canna – si legge nella nota dell’Ente –. Va ricordato che nell’area interessata dal fenomeno l’attività venatoria non è mai consentita, a differenza delle zone contigue. Tale provvedimento, assunto anche dalla Regione Emilia-Romagna per le aree di competenza, risponde a un triplice obiettivo: in primis, permette consentire la permanenza degli uccelli in acque non contaminate, evitando la migrazione dalla zone contigue all’area di criticità. In secondo luogo, evita il potenziale abbattimento di un numero consistente di esemplari sani che, presumibilmente, a fronte dell’anomala presenza umana nell’area interna della Valle per la rimozione delle carcasse, si sono spostati nelle zone contigue ove vi è minor disturbo. Infine, questo provvedimento è motivato dalla necessità di non causare un’eccessiva pressione sulle specie già interessate dalla moria».
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