La splendida notizia è di pochi giorni fa: Expedia Group si unisce ad altre importanti aziende di viaggi come TripAdvisor, Virgin Holidays, British Airways Holidays e Booking.com che si sono già impegnate a smettere di vendere biglietti per spettacoli e interazioni con i delfini in cattività.
La mossa segue gli appelli di personaggi pubblici, come l’attrice Joanna Lumley e la moglie del Primo Ministro del Regno Unito Carrie Johnson, a porre fine alle strutture che permettono ai turisti di interagire con animali selvatici in cattività e a spettacoli in cui questi vengono esibiti.
Confermando la decisione, un portavoce di Expedia ha dichiarato: «Vietiamo le attività che prevedono interazioni o esibizioni di delfini, balene e altri cetacei. I santuari sono ammessi solo se sono riconosciuti e non presentano interazioni con turisti o spettacoli».
Ben Pearson, Direttore di World Animal Protection Australia, ha dichiarato: «Questo è un enorme passo in avanti verso il nostro obiettivo di porre fine alla crudeltà sui delfini. Vogliamo che questa sia l’ultima generazione di balene e delfini che soffrono in cattività per divertimento. Per troppo tempo, delfini e balene sono stati costretti a esibirsi e vivere per 50 anni in piccole vasche aride. L’industria dei viaggi ne ricava enormi profitti e alimenta la crudeltà e questo sfruttamento non ha posto nella società moderna. I delfini sono animali selvatici, non intrattenitori».
Katheryn Wise, responsabile delle campagne per il Regno Unito della World Animal Protection ha aggiunto: «Attraverso le vendite e la promozione, le compagnie di viaggio svolgono un ruolo enorme nel promuovere l’intrattenimento dei delfini in cattività ed essendo una delle più grandi compagnie di viaggio al mondo, siamo lieti che Expedia abbia preso questa posizione».
Basti pensare che fino a pochi anni fa si contavano 30 delfinari nel Regno Unito ma, dopo una campagna guidata dall’ente benefico Born Free, il sostegno pubblico è diminuito drasticamente e nel 2003 l’ultimo delfinario ha chiuso i battenti. In tutto ciò, anche TripAdvisor ha smesso di promuovere tali attività e il governo del Regno Unito ha recentemente annunciato un imminente divieto alle aziende britanniche di pubblicizzare le attività in groppa agli elefanti.
Insomma, si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel dello sfruttamento animale per turismo e se le petizioni dei singoli cittadini insieme alla pressione mediatica e delle associazioni animaliste hanno questo effetto su governi e grandi aziende multinazionali, forse siamo davvero sulla strada giusta, che è ancora lunga… ma almeno abbiamo iniziato bene!
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