Le popolazioni di seppie e calamari, polpi e piovre sono in aumento in tutto il mondo. Queste specie, infatti, si adattano più facilmente di altre ai cambiamenti climatici in corso e all’incremento della pesca.
I pescatori vanno a colpire soprattutto i predatori, i pesci collocati in alto nella catena alimentare: i grandi squali, tonni e balene; poi i pesci di taglia media, come merluzzi, naselli e halibut. Razze longeve e che crescono lentamente.
Questa interferenza nella catena alimentare crea un vantaggio competitivo a quelle specie che proliferano velocemente, come i cefalopodi.
Seppie, calamari, polipi e piovre crescono rapidamente e vivono solo uno o due anni, producono molte uova con un basso tasso di mortalità. Come risultato, negli oceani, dove la vita marina è sempre più minacciata, i cefalopodi sembrano essere gli unici a invertire il trend negativo di crescita.
Un esempio di questo trend di crescita anomala sono calamari di Humboldt (Dosidicus gigas), che pesano circa 1-2 kg e vivono mediamente un anno. Li si trovano nelle acque calde del Pacifico orientale (lungo le coste di Messico, Cile e Peru). Per effetto della calda stagione causata da El Niño, seguita poi da correnti fredde opposte, la loro maturazione ha prima rallentato e poi ripreso, consentendo loro di raggiungere un ciclo di vita di due anni, il doppio del normale. Hanno così raggiunto taglie considerevoli, fino a 25-40 kg, 10 volte la loro misura naturale.
La crescita e il proliferare anomalo dei cefalopodi non sono privi di conseguenze per l’ecosistema e per l’uomo. Da una parte ne beneficiano momentaneamente i predatori e i pescatori, ma entrambi devono poi fare i conti con l’estrema variabilità di questi fenomeni di crescita anomala: se non sono altrettanto abili e tempestivi nel riconvertire la propria attività, i primi si ritrovano ciclicamente senza cibo e si secondi senza lavoro!
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