Le catture accidentali sono una delle principali cause del sovra sfruttamento delle risorse ittiche a livello globale e hanno un impatto devastante sui mari.
A lanciare il grido di denuncia è Sea Shepherd, impegnata negli scorsi mesi con la nave Bob Barker in un pattugliamento nelle acque della repubblica del Gabon, nell’Africa centro-occidentale.
Le immagini raccolte mostrano come le specie non-bersaglio della pesca, tra cui squali, delfini, razze e tartarughe marine, restino molto di frequente impigliate nelle reti. Se gli animali sopravvivono alla cattura, una volta arrivati sulla nave vengono rigettati in mare. La maggior parte di questi, tuttavia, muore e viene scartata come rifiuto.
La causa principale delle catture accidentali è il metodo di pesca. In quelle acque, dove avviene il 20% delle catture globali di tonno, si utilizzano reti da circuizione.
La rete viene disposta intorno a un’intera area o a un banco di pesci. Il cavo di chiusura della rete viene quindi tirato, chiudendo la parte inferiore della rete. In questo modo, i pesci non riescono a sfuggire nuotando verso il basso.
Tuttavia, il governo del Gabon ha comunicato che intende collaborare con Sea Shepherd per cercare una soluzione che tuteli gli ecosistemi marini. “Plaudiamo al governo del Gabon per aver affrontato in maniera decisa questa problematica e siamo onorati di poterlo assistere nei suoi sforzi per migliorare il monitoraggio e il rispetto delle leggi nelle acque gabonesi”, ha concluso il capitano Peter Hammarstedt, a capo della campagna, denominata Operazione Albacore.
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