I lemuri condividono con la specie umana un lontano antenato e questi piccoli primati sarebbero l’anello mancante, o semplicemente dimenticato, per capire l’evoluzione del nostro comportamento.
Attraverso lo studio etologico dei lemuri si è arrivati, infatti, a far luce su alcune caratteristiche comportamentali che si erano credute peculiari delle grandi scimmie antropomorfe e dell’uomo.
Gli esiti della ricerca, durata due decenni, sono stati pubblicati nel volume “The Missing Lemur Link” edito dalla Cambridge University Press. L’opera porta la firma di Elisabetta Palagi e Ivan Norscia, del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa.
I ricercatori hanno osservato con attenzione il comportamento dei lemuri, sia nel loro habitat naturale che in cattività.
Ne è emerso che questi primati – endemici del Madagascar – hanno un comportamento sociale inaspettatamente complesso. Sono capaci, ad esempio, di riconoscere altri individui utilizzando anche il canale olfattivo. Ma non solo: sanno gestire i conflitti attraverso meccanismi di riconciliazione e si scambiano servizi, come lo spulciamento, seguendo la regola di mercato della domanda e dell’offerta.
«Riscontrare l’esistenza di questi comportamenti nei lemuri – spiegano Elisabetta Palagi e Ivan Norscia – ci permette non solo di affermare che la loro capacità cognitiva e il loro grado di socialità sono molto più complessi di quanto si credesse finora, ma anche di unire i puntini che ci legano ad essi, mettendoli in continuità con gli altri primati».
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