Diciamo la verità, quando si ha la pancia piena è più facile essere virtuosi. O perlomeno tentare di esserlo. Per esempio, se si abita in centro, usare la bicicletta per spostarsi non è affatto un sacrificio, anzi. Poco importa, poi, se un paio di volte l’anno si vola in un paradiso esotico all’altra parte del mondo, spargendo nell’atmosfera, in poche ore, più anidride carbonica di quanta ne produce l’utilitaria del pendolare in dodici mesi, ripetendo due volte al giorno la tratta casa (in periferia, più probabilmente in provincia) lavoro (in centro).
Anche per i ricchi paesi occidentali è più facile essere virtuosi. Dopo secoli di colonialismo e di sfruttamento dei Paesi dominati, l’Europa da tempo si erge a paladina della Terra. Ma questo antico continente soffre di perdita di memoria. Gran parte della sua prosperità è stata costruita sulla razzia delle risorse presenti negli altri continenti. Quella che noi celebriamo come scoperta dell’America, è in realtà una lunga storia di soprusi inenarrabili. E lo sfruttamento commerciale dell’Africa è tuttora in corso.
Quando l’Europa sale in cattedra e pretende di dettare le proprie condizioni ai grandi paesi in via di sviluppo, dovrebbe prima di tutto farsi un esame di coscienza. Abbiamo predato e inquinato il mondo per secoli; il nostro benessere ha il suo rovescio della medaglia nella povertà di centinaia di milioni di individui, a cui abbiamo sottratto inimmaginabili ricchezze. E ora che siamo sazi, e un po’ preoccupati per le sorti di questo povero pianeta, vorremmo insegnare agli altri la ricetta per salvarlo.
Sarebbe bello che Matteo Renzi onorasse il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea chiedendo scusa a tutta quella larga fetta di mondo che abbiamo saccheggiato. E offrisse loro la nostra lunga esperienza di guerrafondai, dittatori, profittatori e inquinatori per cercare insieme la via di una autentica prosperità, equa e solidale. Non è mai troppo tardi, perfino il Papa ha ammesso le colpe della Chiesa nell’antisemitismo.
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