È stato presentato il “Rapporto Rifiuti Urbani 2022” frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati, aggiornati all’anno 2021, da parte del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).
L’analisi prende in considerazione svariati aspetti: la produzione, la raccolta differenziata, la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, includendo l’import/export a livello nazionale, regionale e provinciale. Riporta, inoltre, le informazioni sul monitoraggio sui costi dei servizi di igiene urbana e sull’applicazione del sistema tariffario. Presenta, infine, una ricognizione dello stato di attuazione della pianificazione territoriale aggiornata all’anno 2022.
Nel report si evidenzia una ripresa del 2,3% della produzione di scarti nel 2021. La fine della crisi dovuta alla pandemia ha generato la risalita della produzione di rifiuti, associati alle attività di pendolarismo e al ritorno del turismo.
La raccolta differenziata procede bene, va male il ricorso alla discarica
Il documento riporta risultati positivi per la diffusione della raccolta differenziata dei rifiuti urbani, con una media nazionale del 64%, con picchi regionali come quello del Veneto (76,2%) e della Sardegna (74,9%), che hanno totalizzato le percentuali più alte fra le 9 regioni al di sopra della media.
Anche la Basilicata avanza di ben 6 punti percentuali, mentre la Sicilia conquista la maglia nera differenziando meno della metà dei rifiuti che produce, ma ha comunque una nota positiva dal momento che ha ottenuto un aumento di quasi 5 punti (4,7%) rispetto al 2020.
Fra le province più virtuose ci sono Treviso (88,6%), Mantova (86,4%) e Belluno (83,8%).
Cagliari invece, è la città metropolitana che registra una crescita maggiore, arrivando a 74,4%.
L’incremento della raccolta differenziata ha portato un aumento della domanda di impianti di trattamento dei rifiuti urbani, ma le nostre città sono ancora carenti sotto questo aspetto e purtroppo ciò si unisce all’enorme ricorso al conferimento in discarica: negli ultimi 10 anni, la quantità di rifiuti urbani che arrivano lì è dimezzata, ma non basta, bisogna in tempi brevi ridurre ancor di più questi numeri.
Packaging e rifiuti
Particolare attenzione da parte dell’Europa si pone sulla questione imballaggi e rifiuti derivati, con ambiziosi obiettivi di riciclaggio al 2025 e al 2030. Il rapporto sottolinea come con l’applicazione delle nuove metodologie di calcolo gli obiettivi previsti per il 2025 sono stati già superati per tutte le frazioni di imballaggio, eccetto la plastica. A oggi, ricicliamo il 47% a fronte di un target al 50, per raggiungerlo bisogna il quale intervenire tramite innovazioni tecnologiche che permettono di riciclare i rifiuti più complessi da trattare meccanicamente.
Nel 2021 abbiamo i rifiuti urbani esportati hanno raggiunto quota 659 mila tonnellate di rifiuti urbani e ne abbiamo importati solo 219 mila. Lazio e Campania sono le due regioni che contribuiscono maggiormente con i loro scarti. Austria, Portogallo e Spagna sono invece i Paesi in cui inviamo i rifiuti.
La gestione dei rifiuti urbani ha mediamente un costo di 194,5 Euro a testa all’anno, mentre nel 2020 la cifra arrivava a 185,6 Euro. Al centro si spende di più, seguono le regioni meridionali (202,3 Euro), al nord invece il costo più basso con 174,6 Euro per abitante.
È sempre più urgente, infatti, colmare il dislivello tra le regioni settentrionali e il resto dello stivale, in modo da abbassare il ricorso alla discarica.
L’Italia, nonostante tutto, è un Paese virtuoso in termini di capacità di riciclo, virtuosità che si spera aumenti grazie a progetti innovativi di economia circolare, volti proprio ad ampliare le tecniche e tecnologie attualmente fruibili nel settore della gestione e lavorazione dei rifiuti.
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