Le misure restrittive legate alla pandemia di COVID-19, tra cui il blocco delle attività produttive e le limitazioni sul traffico, hanno determinato una significativa riduzione delle concentrazioni di inquinanti nell’aria. La limitazione degli spostamenti ha infatti causato un forte calo delle emissioni legate al settore dei trasporti, che si è tradotto in una drastica diminuzione delle concentrazioni di specie inquinanti legate al traffico (per esempio, monossido di azoto, benzene, particolato).
Con lo scopo di studiare gli effetti dell’emergenza COVID-19 sulla qualità dell’aria nella regione, Arpa Lazio ha analizzato i dati di alcune centraline, poi pubblicati in un recente report di libera consultazione.
Durante i mesi di marzo, aprile e maggio 2020, si è osservata una sensibile diminuzione della concentrazione di inquinanti in tutta la regione e in modo particolare nelle aree urbane della città di Roma. Diminuzione che per alcune specie è stata più marcata nei mesi di aprile e maggio.
I dati del biossido di azoto
Il biossido di azoto (NO2) si forma generalmente in atmosfera per ossidazione del monossido di azoto, inquinante che si forma nei processi di combustione (tra cui il traffico).
La riduzione media dell’NO2 sull’intero periodo, rispetto agli ultimi quattro anni, è stata del 47% nelle stazioni dell’Agglomerato di Roma, del 43% nella Valle del Sacco, del 66% nella fascia Appenninica e del 43% in quella Litoranea.
Nella sola città metropolitana di Roma, nelle quattro stazioni urbane da traffico, la diminuzione dell’NO2 rispetto ai quattro anni precedenti, nel mese di marzo varia dal 55% di Francia al 44% di Tiburtina, mentre nel mese di aprile la riduzione è stata più marcata: -65% a Francia e -61% a Tiburtina. Per il mese di maggio, la riduzione del biossido di azoto è variata dal 45% di Francia al 38% di Fermi.
Anche in altre zone della Regione, si sono registrate importanti variazioni: -45% presso Cassino e -41% a Ceccano nel mese di marzo, mentre ad aprile presso le stesse località si è registrata una variazione più marcata (rispettivamente -68% e -56%) e a Rieti -88%. Ancora -53% a Frosinone scalo e -44% a Ferentino, durante il mese di maggio.
Il benzene
Il benzene è un idrocarburo prodotto dai gas di scarico dei veicoli alimentati a benzina. Nelle 8 stazioni urbane da traffico della rete regionale di monitoraggio si ha, nei mesi di marzo, aprile e maggio, un’evidente riduzione del benzene rispetto agli anni 2016-2019, a eccezione della zona Litoranea del Lazio. A Roma la riduzione è stata dell’ordine di -1,2 microgrammi/m3 presso le stazioni di monitoraggio di Francia e Fermi, e di -0,2 microgrammi/m3 nel mese di maggio, presso la stazione di Ciampino.
Il particolato PM10
Confrontando le concentrazioni giornaliere con quelle caratteristiche del periodo di particolato PM10, misurate negli anni precedenti, nel mese di marzo 2020 non si osserva la stessa drastica diminuzione osservata per gli inquinanti precedenti.
Una variazione significativa si è avuta invece ad aprile, dove la diminuzione del particolato si è rilevata in quasi tutte le stazioni urbane da traffico del Lazio.
Da una prima analisi del Comune di Roma, le concentrazioni di PM10 rilevate nell’area urbana, nel periodo di lockdown, si sono avvicinate a quelle rilevate nelle aree rurali intorno alla città.
La riduzione media del periodo marzo-maggio 2020, rispetto agli ultimi quattro anni delle stazioni interne al Grande Raccordo Anulare, è stata del 9%.
Un evento senza precedenti
I provvedimenti emanati dal Governo e dalle Regioni a seguito della pandemia hanno generato una situazione senza precedenti in Italia, che permetterà a istituzioni come Arpa di approfondire lo studio della qualità dell’aria e gli effetti che la nostra vita quotidiana produce su di essa.
Con questo fine e con l’obiettivo di approfondire le interazioni fisico-chimiche-biologiche fra polveri sottili e virus e, più in generale, il discusso legame tra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia, è nata in questi mesi l’alleanza scientifica tra Enea, Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (di cui fanno parte Ispra e le Arpa regionali).
Il progetto prende il nome di PULVIRUS e utilizzerà per lo studio di interazione fra particolato atmosferico e virus, sia analisi “in silico”, ossia la riproduzione dell’interazione fra virus e particolato atmosferico mediante simulazione matematica, sia un modello biologico rappresentativo delle caratteristiche di Sars-CoV-2.
Il progetto si svilupperà sull’arco di un anno, ma fra pochi mesi saranno disponibili i primi importanti risultati, fra cui l’analisi di fattibilità di un sistema di rivelazione precoce da attivare prima della stagione autunnale.
“Ciò che si è verificato con il lockdown è un evento eccezionale, e speriamo unico, e rappresenta un involontario esperimento di blocco delle sorgenti emissive, altrimenti non attuabile, che può dimostrare l’ampiezza e l’intensità delle misure da porre in essere per rispettare i limiti alle concentrazioni e fornire indicazioni per affrontare le cosiddette ‘emergenze smog’ che si ripresentano annualmente”, spiegano ENEA, ISS e SNPA.