Le chimere, molti ne avranno sentito parlare, sono mostri che, secondo la mitologia greca, avevano testa e corpo di leone, una seconda testa di capra sulla schiena e una coda di serpente fornita anch’essa di testa.
Nel parlare comune la chimera è qualcosa che non c’è, un paradigma del vaneggiamento, della fantasticheria come ricordava Gianni Morandi in una sua canzone del 1968. Eppure, lo dice la scienza, sono animali reali, strani pesci cartilaginei dell’ordine dei Chimeriformi e lontani parenti di squali e razze.
Le evoluzioni della chimera
La protagonista di questo post è una chimera maculata (Hydrolagus colliei) ed è stata incontrata da Domenico Roscigno durante una spedizione nelle acque del Pacifico Settentrionale, lungo le coste di Vancouver.
Questa chimera, tipica delle acque fredde e diffusa dall’Alaska al Costa Rica, vive dalla superficie – dove è stata fotografata – fino a 900 metri di profondità. Facilmente riconoscibile per la sua colorazione a macchie, questo pesce ha una pelle liscia, senza scaglie, una testa un po’ da coniglio con un muso a becco d’anatra e una lunga coda da topo (il minimo sindacale per una chimera), grandi occhi verdi che riflettono la luce come quelli dei gatti, ampie pinne pettorali che sembrano ali e pinne dorsali triangolari munite di spine velenifere la cui puntura provoca forti dolori.
La bocca è provvista di robustissimi denti fusi tra loro così da formare tre paia di placche dentarie con cui sgranocchia molluschi, crostacei, vermi e piccoli pesci che vivono vicino al fondo e che riesce a catturare nonostante il suo nuoto lento, un piccolo handicap che la rende facile preda di squali, foche e persino di uccelli marini. Curiosamente i maschi della chimera hanno una strana protuberanza spinosa retraibile a forma di mazza che sporge dalla testa e ne agevola il riconoscimento. Essa serve al maschio per agganciarsi alla pinna pettorale della femmina agevolando così l’accoppiamento.
Un pesce ancora tutto da scoprire
Per quanto sia una delle specie relativamente più comuni, e spesso pescata accidentalmente, la chimera maculata non ha ancora rivelato tutti i suoi segreti. Sappiamo che depone uova e che esistono quasi certamente dei rituali di corteggiamento che portano all’accoppiamento e alla fecondazione. Le femmine depongono un uovo a forma di cucchiaio ogni 10-14 giorni per diversi mesi di fila.
La deposizione è lenta (circa 30 ore a volte) e poi l’uovo rimane unito alla femmina da un lungo filamento elastico che fa parte del guscio. Dopo qualche tempo l’uovo cade sul fondo dove si fissa con una serie di sottili filamenti. Lo sviluppo degli embrioni può durare anche 12 mesi e al momento della schiusa ecco comparire una piccola chimera lunga circa 14 cm che in un anno raddoppia la sua lunghezza per poi raggiungere, al momento del massimo sviluppo, i 90 cm circa nel caso delle femmine.
Queste foto di chimera hanno oggi un valore aggiunto, perché insieme a Domenico c’era David Salvatori di cui su La Rivista della Natura avete ammirato i suoi scatti del cormorano sott’acqua e delle lepadi rosse. Il mare l’ha voluto con sé durante un’immersione e mi scuserete tutti se ho voluto ricordarlo anche qui e con questa storia.