Le false credenze sugli animali nascono per motivi molto diversi, ma soprattutto per approssimazioni e osservazioni imprecise, che vengono tramandate di bocca in bocca, senza che nessuno si prenda la briga di esaminarle con un minimo di senso critico.
La denominazione stessa degli animali può dare vita a malintesi: molte specie hanno nomi dialettali e comuni che non corrispondono a quelli utilizzati dal mondo scientifico, così risulta difficile capire di cosa si parla esattamente.
Le generalizzazioni fanno il resto: la diversità biologica è immensa e per ogni osservazione o regola esistono varianti ed eccezioni che rendono il quadro generale ancora più complicato.
Oggi tendiamo a chiamare queste false credenze “bufale”, anche se la femmina del bovino non sembra avere molto a che fare con la faccenda. Pare, infatti, che il nome derivi da “buffa”, un antico termine italiano che significa “soffio di vento”. Da qui il riferimento a una storia breve e senza solide basi che si diffonde facilmente, proprio come una corrente d’aria.
Ci sono bufale sugli argomenti più diversi: politica internazionale, alieni, medicina, industria e ovviamente sugli animali. Noi uomini, bisogna ammetterlo, siamo sempre stati affascinati dalle creature con le abitudini più incredibili e sorprendenti, quindi anche le storie più pazze prendono piede facilmente. Soprattutto se le specie coinvolte sono pericolose per l’uomo.
“Muto come un pesce”
L’acqua, a causa della sua elevata densità, è un buon mezzo per comunicare con il suono – basti pensare al sonar dei cetacei – e gli animali marini ne hanno tratto vantaggio in vari modi. Ci sono centinaia di pesci in grado di emettere suoni, come le gallinelle di mare o molte specie di pesce angelo e pesce balestra (e anche i piccoli Betta splendens, nella foto), i quali producono vari brontolii per segnalare la loro presenza, corteggiare le femmine e spaventare i predatori.
Ci riescono grazie alla vescica natatoria, l’organo che ha il compito di regolare il galleggiamento, che viene fatta vibrare rapidamente per generare suoni.
Uno dei casi più interessanti riguarda le aringhe, che sono molto rumorose: nelle ore notturne emettono getti d’aria accumulata dalla vescica natatoria (clamoroso caso di flatulenza nei pesci!) creando un suono ad altissima frequenza che le aiuta a mantenere la coesione al buio, formando banchi più fitti per difendersi dai predatori. Questi fischi probabilmente non vengono rilevati dai predatori (che potrebbero usarli per trovare le prede).
Tra i suoni sottomarini più insoliti ci sono quelli di alcuni pesci tropicali, i grugnitori o emulidi, imparentati con le più note orate. Questi pesci hanno più file di piccoli denti, che vengono sfregati tra loro per produrre un suono che la vescica natatoria amplifica, trasformandolo in un potente grugnito.
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