Oggi 21 novembre si celebra la Giornata nazionale degli alberi, istituita nel 2013 con lo scopo di valorizzare il patrimonio arboreo del nostro Paese e per ricordare il ruolo fondamentale ricoperto da boschi e foreste. La giornata è l’occasione per molte Amministrazioni pubbliche di lanciare iniziative concrete volte alla riqualificazione del verde urbano e alla messa a dimora di nuovi alberi. Eventi e manifestazioni in tutta Italia prevedono convegni, passeggiate nel verde, piantumazione di nuovi alberi. Tra le altre cose, la Legge che istituisce la Giornata nazionale degli alberi impone ai Comuni sopra i 15.000 abitanti di piantare un albero per ogni nuovo nato, con piante autoctone, in un’area da destinare a forestazione urbana. L’Italia in questo campo è virtuosa e detiene il primato europeo per l’incremento boschivo: negli ultimi cinque anni la copertura forestale è aumentata dal 30.8 al 31.7%.
Il “trucco” di piantare alberi a distanza
Il ruolo delle foreste nella protezione del Pianeta dai cambiamenti climatici è stato sottolineato anche nell’ultima COP26, da poco conclusa a Glasgow, nel corso della quale è stato sottoscritto un impegno concreto dei Governi per porre fine alla deforestazione entro il 2030. Infatti, ogni anno si perdono nel mondo boschi e foreste per 5,2 milioni di ettari.
Piantare alberi è uno dei modi usati dai Paesi con più emissioni di CO2 per compensare la propria impronta di carbonio e adempiere “sulla carta” agli impegni sottoscritti sul clima.
Ma il sistema migliore per proteggere le foreste è di impedirne l’abbattimento, non quello di piantare nuovi alberi altrove. Il piano di riforestazione può diventare un punto critico se gli alberi diventano uno strumento finanziario.
È, infatti, giunto il momento di indagare a fondo e di rivedere il complesso sistema del mercato delle compensazioni e di come viene gestito. Mancano standard e regole trasparenti.
«Fare seriamente un’operazione di riforestazione vuol dire curare le piantine e garantire la loro crescita per almeno 30 anni» spiega Andrea Barbabella, coordinatore di Italy for Climate. «Un’operazione che difficilmente può avere un costo inferiore ad alcune decine di euro per tonnellata di CO2 assorbita. Oggi ci sono organizzazioni che vendono crediti di compensazione forestale per le emissioni di CO2 a pochi euro a tonnellata. Questo è possibile perché si usano alcuni escamotages…».
Si va dagli alberi piantati e poi tagliati dopo un paio d’anni; oppure si conteggia in un unico anno, quello della piantumazione, tutta l’anidride carbonica che verrebbe catturata dalla pianta in 50 anni; altro espediente è quello di recintare un bosco già esistente, dichiarandolo in tal modo “protetto” e conteggiandolo come compensazione.
In definitiva, va totalmente ripensato il mercato finanziario delle compensazioni come è stato definito nell’ormai superato Protocollo di Kyoto che ha dato vita al mercato del carbonio e ai permessi di emissione, ma senza controlli e senza standard di valutazione condivisi.
L’allarme degli esperti
Non bisogna piantare alberi a caso, realizzando grandi estensioni di monocolture che verranno in pochi anni sfruttate per il taglio commerciale, con grave danno per la biodiversità e per l’ambiente.
Lo spiega Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia: «Innanzitutto prendere una foresta che è un bene di tutti e dire “io la difendo e quindi posso continuare a inquinare” è una cosa che filosoficamente non va bene. Per quanto riguarda la piantumazione di nuovi alberi bisogna fare attenzione. Talvolta è successo in passato che queste piantumazioni anziché dare vita a foreste dessero vita a piantagioni, addirittura a scopo commerciale in alcuni casi. È ben diverso prendere una foresta primaria o piantare degli alberi, anche in termini di assorbimento delle emissioni».
I documenti che abbiamo a disposizione attualmente sulla dichiarazione “Zero Deforestation” della COP26 sono generici. Puntualizza Davide Pettenella, professore di economia forestale all’Università di Padova e coordinatore del tavolo tecnico che ha preparato la Strategia Forestale Nazionale italiana: «Qualche dubbio sulla correttezza del piano generale può emergere, non certo dubbi sull’efficacia comunicativa: la dichiarazione raccoglie un generale consenso. Siamo tutti d’accordo nell’avere una superficie forestale più protetta a livello internazionale, soprattutto nei Paesi tropicali, e siamo d’accordo che dobbiamo ridurre il degrado forestale e aumentare le superfici piantate. Il problema è come farlo e dove farlo».
SEMPRE INFORMATI!
Per rimanere aggiornato su tutte le news sulla Natura, selezionate dalla nostra redazione, iscriviti alla newsletter di rivistanatura.com
Basta inserire l’indirizzo e-mail nell’apposito modulo qui sotto, accettare la Privacy Policy e cliccare sul bottone “Iscriviti”. Riceverai così sulla tua mail, due volte alla settimana, le migliori notizie di Natura! È gratis e ti puoi disiscrivere in qualsiasi momento, senza impegno
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com