Una sera mi sono trovato a fotografare una civetta sul tetto di un vecchio casolare. Sono stato agevolato nel mio intento dal fatto che, salendo al piano di sopra, avevo la visuale del tetto dove stava la civetta, affacciandomi a un abbaino. Naturalmente avevo schermato l’apertura con un telo mimetico, ma l’obiettivo che sporgeva non era passato inosservato alla civetta e neppure i piccoli rumori che inevitabilmente procuravo nel sistemarmi con l’attrezzatura. Questa, seppur abbastanza tranquilla, cominciò a tener d’occhio la mia posizione e iniziò una serie d’inchini e di movimenti con la testa che mi divertirono moltissimo. Gli strani movimenti del corpo e del capo sono dovuti al fatto che la civetta, come tutti gli altri rapaci notturni, si affida moltissimo al suo apparato uditivo, molto sviluppato. Questo piccolo rapace non possiede padiglioni auricolari esterni, bensì cavità auricolari molto grandi e sistemate in maniera asimmetrica così da poter percepire anche rumori molto deboli. Per localizzare meglio la fonte del suono, la civetta aumenta l’angolo di ricezione acustico variando la posizione del corpo e della testa, riuscendo a calcolare esattamente la distanza che la divide dal punto in cui si origina il rumore. Questa particolarità le è molto utile nella caccia, per localizzare e ghermire prede che si muovono, per esempio, nella lettiera di un bosco nell’oscurità più assoluta, dove anche la sua vista adatta alle tenebre non potrebbe aiutarla più di tanto.
Come fotografare la civetta
Tornando alla “mia” civetta, devo dire che si tranquillizzò subito e non individuando pericolo o prede da assalire, rimase diverso tempo sul tetto donandomi momenti meravigliosi.
Per fotografarla ho usato un’ottica 300 mm e un flash che non ha mai minimamente infastidito il volatile. Ho avuto l’accortezza, però, di non scattare a raffica e di distanziare uno scatto dall’altro.
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