Si è conclusa con un rinvio a maggio la controversa discussione in Commissione europea sul rinnovo per altri 15 anni dell’autorizzazione a utilizzare nell’Ue il glifosato, l’erbicida più utilizzato al mondo e il diserbante maggiormente collegato alle sementi OGM di mais, soia e cotone.
Hanno avuto, per il momento, la meglio le opposizioni da parte di alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, sotto la forte spinta dell’opinione pubblica europea. Decisivo il no della Francia e l’astensione della Germania. Più sfumata la posizione italiana dei ministri della Salute Lorenzin, delle Politiche agricole Martina e dell’Ambiente Galletti, che propongono un abbandono del glifosato nel 2020.
Tra i protagonisti di questa battaglia in difesa dell’ambiente e della salute, 32 Associazioni Ambientaliste e dell’Agricoltura Biologica italiane, che avevano inviato un appello ai Parlamentari europei con la richiesta di un’attenta valutazione della pericolosità del glifosato per l’ambiente e i suoi possibili effetti negativi sulla salute umana.
I pareri divisi del mondo scientifico
Il Comitato permanente europeo per i prodotti fitosanitari è chiamato a esprimere il proprio parere sulla base delle valutazioni presentate dai diversi Istituti e autorità competenti.
A favore il parere dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare). Contrario lo IARC (Istituto per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) che ha definito il diserbante come probabilmente cancerogeno per l’uomo e per gli animali.
Si oppone al divieto Confagricoltura, secondo cui “togliere l’autorizzazione a un erbicida come il glifosato servono certezze scientifiche, altrimenti si crea solo un danno ai produttori e all’ambiente”.
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