La metallurgia disseminata lungo il litorale ligure, le aree industriali di Bagnoli o Gioia Tauro. Sono solo alcuni dei tanti episodi di una politica industriale miope e arrogante, che ha creato un benessere effimero – a volte neppure quello – e ha lasciato ferite difficili da rimarginare nel paesaggio italiano.
Nessuno dei settori industriali nazionali è sopravvissuto: quello informatico è durato giusto il tempo di un sogno, i comparti aeronautici e chimici sono crollati, l’automobilistico e le telecomunicazioni servono solo a raccontare l’insipienza di tante scelte. Il processo forzato di industrializzazione del Sud è stata l’occasione ghiotta per rifilare pattumiere inquinanti che altrove non si volevano. E anche la tanto celebrata industria diffusa del Nord non è sfuggita alla logica perversa del decentramento produttivo, motore di tanta disperazione sociale.
L’Italia industriale è scomparsa. E una domanda si leva in forma prepotente: chissà che volto avrebbe oggi il Belpaese se tutte le risorse impiegate per avviare o sostenere imprese senza futuro fossero state riversate nell’agricoltura o nel turismo?
Nonostante tante evidenze, oggigiorno c’è chi torna a parlare di politica industriale. Un concetto aberrante di per sé, soprattutto quando è interpretato come un’occasione di selezionare i vincitori e i vinti.
Secondo alcuni economisti moderni il solo caso in cui ha ancora senso parlare di politica industriale è quello in cui i governi finanziano la ricerca e lo sviluppo di settori precompetitivi finché essi non raggiungono il punto in cui le imprese private (e la collettività) potrebbero appropriarsi dei benefici.
L’esempio più attuale e chiaro è rappresentato dall’energia pulita. In sostanza, il libero mercato non è in grado di sviluppare nuove fonti rinnovabili in forma sufficientemente massiccia e abbastanza in fretta da indurre le economie ad abbandonare i combustibili fossili. Quindi per affrontare il cambiamento climatico e costruire un futuro energetico sostenibile serve l’intervento di uno Stato imprenditoriale coraggioso e capace di fornire strategie e finanziamenti a lungo termine. Questi serviranno a modificare gli equilibri nel comparto privato.
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