Continuiamo il nostro avvicinamento all’appuntamento di H2R – Mobility for sustainability, nella piattaforma di Ecomondo, fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile dal 3 al 6 novembre alla Fiera di Rimini.
Il futuro della mobilità? Per alcuni (e parliamo di Apple, Google, non solo di Case automobilistiche tradizionali come Peugeot, BMW, Audi e Daimler, o di elettronica dedicata quali Bosch e Tom Tom…) l’auto del futuro è “senza pilota”. Gli investimenti e le forze in campo sono tali che ormai la domanda non è “se”, ma “quando”.
I progetti sono già in fase avanzata e si concretizzeranno rapidamente per una progressiva introduzione delle funzioni di “delega della guida” anche sui modelli di serie.
A inizio ottobre un prototipo PSA ha percorso il tragitto Parigi-Bordeaux, pari a 580 km, in modo autonomo, senza intervento del conducente, per partecipare all’Intelligent Transport Systems (ITS) World Congress.
La vettura ha regolato da sola la velocità, effettuato i sorpassi, in funzione degli altri veicoli, dei limiti del codice della strada e dell’infrastruttura stradale.
Le funzioni autonome permetteranno di ridurre il numero di incidenti legati agli errori umani e ridurranno la fatica del conducente in situazioni di guida monotone.
Osservatori prudenti, come il responsabile del Reparto di ricerca sulle auto senza pilota di Nissan, ha descritto il processo come “un’autonomia strisciante”, un processo graduale durante il quale i conducenti vorranno prendere in mano il volante a loro scelta. La guida totalmente autonoma è ancora lontana. Perché macchine come la Google pod possano funzionare bene, hanno bisogno di un ambiente “asettico”, senza altre auto guidate “maldestramente” dagli umani!
Se dal punto di vista mediatico, il piccolo maggiolino di Google (foto in alto) ha attirato su di sé l’attenzione mondiale, in realtà sono oltre 25 le grandi aziende e marchi impegnati con investimenti e ricerche nei progetti di auto senza pilota.
Che abbiano intravisto il business del futuro?
Anche Uber, infatti, è pronto ad abbracciare la nuova tecnologia: ha ingaggiato un team di 40 ingegneri del Carnegie Mellon’s Robotics Lab per lavorare sul progetto.
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