Il recente rapporto delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici avverte che dobbiamo ripensare il modo in cui produciamo il nostro cibo, per evitare gli impatti più devastanti della produzione alimentare globale, tra cui la massiccia deforestazione, l’incredibile perdita di biodiversità e l’accelerazione del cambiamento climatico.
L’industria alimentare, infatti, è un importante fattore del cambiamento climatico e il nostro attuale sistema alimentare globale sta spingendo la biosfera al punto di rottura. Il sistema alimentare nel suo insieme – produzione e lavorazione degli alimenti, trasporti, consumo e rifiuti – è responsabile di un terzo delle emissioni globali di gas serra.
Mentre l’attenzione nella lotta ai cambiamenti climatici si è concentrata sui settori dell’energia e dei trasporti, non possiamo ignorare il ruolo che la produzione alimentare può avere sulla riduzione delle emissioni e sulla mitigazione dei cambiamenti climatici. Affrontando gli sprechi alimentari e le emissioni provenienti dall’allevamento animale, possiamo iniziare ad affrontare il problema.
Produzione del bestiame
La produzione di bestiame è il principale colpevole: favorisce la deforestazione, degrada la qualità dell’acqua e aumenta l’inquinamento atmosferico. Se ogni americano riducesse il proprio consumo di carne di appena il 10%, si risparmierebbero circa 7.800 miliardi di litri d’acqua. Inoltre, si eviterebbe l’emissione di anidride carbonica, equivalente a piantare ogni anno un miliardo di alberi che assorbono carbonio.
Oltre al danno causato da una produzione alimentare insostenibile, si aggiunge lo scandalo dello spreco alimentare: quasi un terzo di tutto il cibo prodotto a livello globale finisce nei bidoni della spazzatura. Stiamo buttando via ogni anno in spazzatura circa la metà del PIL africano.
Riesaminare i sistemi alimentari
Per garantire la sicurezza alimentare globale e le pratiche alimentari sostenibili in un mondo in continua crescita, dobbiamo riesaminare i nostri sistemi alimentari e tenere conto delle risorse regionali, come la disponibilità di terra e acqua, nonché delle economie e della cultura locali. E tutti possiamo fare la nostra parte per ridurre gli sprechi alimentari nei nostri frigoriferi.
I Paesi in via di sviluppo, d’altra parte, affrontano alti livelli di malnutrizione e un accesso limitato a cibi sani. Molti alimenti ricchi di nutrienti (come frutta, verdura e carni di qualità) hanno prezzi più alti rispetto agli alimenti ultra-elaborati, poveri di nutrienti e ricchi di calorie e questo crea una barriera significativa alle diete sane.
Migliorando i mercati nei Paesi a basso reddito, si possono abbassare i prezzi e aumentare l’accessibilità a diete sane e sostenibili. Vanno affrontate le disuguaglianze sistemiche, reindirizzando i sussidi agricoli per promuovere alimenti sani.