I progetti legati alla riabilitazione e al rilascio in natura di questi grandi predatori sono alla base degli studi che il Cheetah Conservation Fund ha avviato da decenni, e si tratta di uno degli scopi essenziali per la salvaguardia della specie. Commercio illegale, conflitto uomo-fauna selvatica e perdita dell’habitat sono le principali cause che determinano il recupero di ghepardi selvatici (acinonyx jubatus) da parte delle squadre del Cheetah Conservation Fund (CCF). Il CCF accoglie ed ospita questi animali nelle strutture di riabilitazione, sia nel Centro in Namibia che in Somaliland.
di Andrea Melandri, Cheetah Conservation Fund Italia APS ETS
Fin dagli anni ’70, la Dr.ssa Laurie Marker è impegnata nello studio della reintroduzione in natura degli animali recuperati, in quanto i grandi carnivori hanno forti difficoltà nell’essere reintrodotti in natura, soprattutto quei cuccioli che sono stati a lungo a contatto con gli esseri umani.
«Purtroppo la specie viene ancora strappata alla natura a un ritmo allarmante» afferma la Dr.ssa Marker. «Poiché la popolazione di ghepardi è scesa a soli 7.100 adulti (di cui il 9% di subadulti) nell’areale storico, la riabilitazione e il rilascio di ghepardi feriti e orfani potrebbe essere una parte importante della strategia di conservazione e per questo abbiamo sviluppato un sistema di protocolli “ripetibili” per la riabilitazione e il rilascio di ghepardi selvatici allevati in cattività»; e ribadisce: «L’importanza del pre e post rilascio per ottimizzare la sopravvivenza è indiscutibile. Il nostro studio ha dimostrato alti tassi di successo nei candidati al rilascio, che hanno raggiunto l’indipendenza nel 75-96% dei casi, e considerando che le stime di sopravvivenza erano molto basse, siamo stupiti della resilienza di questi animali. Inoltre, abbiamo avuto prove certe di eventi riproduttivi, che costituiscono un’importante misura del rilascio».
I candidati adatti alla reintroduzione in natura
Il CCF ha appreso che un’attenta selezione di candidati ghepardi orfani è fondamentale per la loro capacità di essere reintrodotti con successo in natura. Gli individui rimasti orfani di età superiore ai 6 mesi, e quindi che hanno trascorso più tempo con la madre, hanno avuto l’occasione, seppur breve, di apprendere importanti strategie di sopravvivenza. Tuttavia, anche i cuccioli più giovani, se legati di proposito a un partner più anziano per formare una coalizione, possono avere successo.
I candidati alla reintroduzione dovranno avere un’adeguata fiducia negli esseri umani, per consentirne il monitoraggio, ma non dovranno essere esageratamente a proprio agio, tanto da perdere l’istintiva paura degli umani.
Per prepararsi al rilascio, il CCF ha stabilito che i ghepardi devono avere almeno due anni e mezzo di età. Essi vengono stimolati quotidianamente tramite l’introduzione di una dieta a base di carcasse di prede naturali, per abituarli alla caccia e al consumo di prede che troveranno in natura.
Si è scoperto che l’addestramento alla caccia, prima del rilascio e sotto stretta supervisione, può aiutare nella valutazione dei singoli esemplari, per potere escludere gli eventuali candidati che manifestano un’incerta attitudine alla caccia.
La ricerca di un ecosistema adatto alla reintroduzione dei ghepardi
Un’altra componente fondamentale per il successo delle reintroduzioni di ghepardi riabilitati è l’identificazione di un habitat adatto, con prede sufficienti e approvvigionamento idrico lungo tutto l’arco dell’anno.
Inoltre, lo studio delle popolazioni preesistenti potrebbe essere la chiave per garantire che i potenziali siti di rilascio contengano un ecosistema che consenta l’inserimento di altri ghepardi, apportando in tal modo l’essenziale diversità genetica.
Una volta completati i preparativi per il rilascio, gli individui saranno dotati di radiocollare GPS/VHF, che consente ai ricercatori del CCF di localizzarli quotidianamente. Ciò permette un attento monitoraggio della salute del ghepardo, garantendone la sopravvivenza naturale.
Il CCF ha scoperto, durante le ricerche effettuate nel corso degli anni, che la maggior parte degli animali otterrà la piena indipendenza e caccerà con successo entro le due settimane dal momento del rilascio. Mentre i ghepardi stanno affinando le loro abilità, potrebbe essere necessario fornire un supplemento alimentare, e questo è un altro motivo per cui vengono monitorati appena liberati, e fino a quando non avranno cacciato con successo in più occasioni.
Il lavoro del CCF sulle metodiche della riabilitazione e del rilascio nei ghepardi nati allo stato brado non è ancora terminato. La ricerca continua per ciascuno di questi animali reintrodotti, per apprendere ogni dettaglio sul loro comportamento, le abitudini, un’eventuale prole, sulle sfide, sui rischi che devono affrontare e persino sulla loro morte. Ogni informazione acquisita è, e può essere utilizzata, per trovare il modo di dare a ogni ghepardo orfano la migliore possibilità di successo nel ritornare libero in natura, in modo che tutti possano contribuire a un futuro in cui percorreranno le savane africane: sani ghepardi selvatici.