Dopo armi, droga e commercio d’esseri umani, il bracconaggio è il quarto business illegale più lucrativo.
“Uno degli animali a maggiore rischio di estinzione a causa del bracconaggio è il rinoceronte – spiega Davide Bomben, l’esperto scelto da Lowa, azienda di calzature outdoor – animale che viene cacciato illegalmente per il suo corno, descritto dalla medicina tradizionale orientale come potente antipiretico, antibiotico e anche rinvigorente maschile. I casi di rinoceronti uccisi dai bracconieri negli anni scorsi sono arrivati a livelli preoccupanti, ma il numero record è stato raggiunto nel 2014 con ben 1215 esemplari uccisi illegalmente nel solo Sudafrica.
Porre rimedio a questa situazione è affare tutt’altro che facile. “Il Botswana pare essere l’unico stato in grado di combattere i bracconieri, dal momento che impiega le forze dell’esercito. Il fenomeno, un tempo circoscritto a pochi stati, si sta allargando a macchia d’olio, investendo anche il Kenya e la Namibia, un tempo considerati sicuri”.
Oltre ai rinoceronti cadono sotto gli spari dei bracconieri anche gli elefanti, cacciati per l’avorio delle loro zanne, e i leoni, la cui criniera è particolarmente ricercata. “Ma non solo – precisa Bomben – i gorilla sono cacciati per le loro zampe, che vengono trasformate in posacenere. I piccoli di questa specie, inoltre, vengono rinchiusi in cattività come animali da compagnia”.
In Africa, Davide Bomben, passato da paramilitare, è impegnato in prima linea nella lotta al bracconaggio. “Il mio compito principale è legato all’addestramento di small units, sia private, sia parastatali, che hanno il compito di preservare e proteggere animali ed ecosistemi dalle attività illegali. Vengo chiamato in vari paesi africani per consulenze sulla gestione della sicurezza delle riserve naturali oltre, ovviamente, a tenere corsi di formazione specifici per le unità locali. Il percorso formativo che proponiamo si divide in 9 livelli e in 3 categorie e dura complessivamente tre mesi. Lavorare in queste condizioni non è sempre facile, perché spesso manca la strumentazione adeguata e le condizioni meteorologiche sono di frequente avverse. Inoltre, si tratta di un ambiente pericoloso”.
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