I ricercatori dell’Università di Oxford hanno svolto uno dei più grandi studi che siano stati mai condotti a livello globale sulle ripercussioni che l’ industria alimentare provoca sul nostro pianeta. Soprattutto la produzione di proteine di origine animale.
L’analisi, pubblicata sulla rivista Science, ha aggregato i dati dell’impatto di questi cibi sull’ambiente prendendo in esame diversi aspetti: i trasporti, l’uso delle terre, lo smog e le emissioni di gas serra, l’utilizzo e l’inquinamento dell’acqua.
Presi in considerazione 40 alimenti
Lo studio ha raccolto i dati riguardanti più di 40.000 aziende agricole in 119 paesi e ha preso in considerazione la produzione di 40 alimenti che, nel complesso, rappresentano il 90% del cibo consumato in tutto il mondo.
Rispetto alla totalità degli alimenti presi in esame nell’analisi, quelli di origine animale forniscono solo il 18% delle calorie e il 37% delle proteine ma utilizzano l’83% dei terreni; inoltre, producono quasi il 60% dei gas serra e dell’inquinamento di aria e acqua.
Ridurre la pressione sull’ambiente
Lo studio, inoltre, ha rilevato la notevole variabilità tra i diversi modi di produrre lo stesso tipo di alimento. Per esempio, i bovini da carne allevati su terreni deforestati producono 12 volte più gas serra e consumano 50 volte più suolo di quelli che vengono lasciati alimentarsi liberamente su pascoli verdi.
«Ridurre il consumo di alimenti di origine animale è il modo più efficace per vedere calare il nostro impatto sull’ambiente – ha spiegato Joseph Poore, ricercatore dell’Università di Oxford che ha guidato lo studio –. È molto più efficace che ridurre i voli o acquistare un’auto elettrica».