La secolare distanza filosofica tra teoria e prassi e la severa opposizione instaurata tra cultura e natura vengono annullate nelle opere (e nelle vite) di filosofi come Baptiste Morizot. L’obiettivo della sua ultima opera Sulla pista animale è quello di offrire la possibilità di un allontanamento da una realtà focalizzata esclusivamente sul vivente umano, elevato a unica prospettiva possibile sul mondo e basata sulla falsa convinzione per cui quello strumento acquisito che è la cultura costituisca l’occasione di allontanamento dall’animalità.
Inforestamento
L’elemento introdotto da Morizot è la pratica filosofica dell’inforestamento; tale concetto nasce da una sorta di insoddisfazione nei confronti di espressioni come “fare una gita nella natura” o “andare fuori”, esse infatti presuppongono che ciò che si trova “là fuori” esista esclusivamente in opposizione al mondo umano dentro. Si tratta di una vera e propria abitudine del linguaggio, che arricchito dal termine proposto dal filosofo francese, riesce ad esprimere i rapporti sociali con la foresta, focalizzando l’attenzione non sugli esseri, ma sulle relazioni.
Inforestarsi significa andare nella foresta tanto quanto essa si trasferisce in noi; non si tratta di far necessariamente riferimento alla foresta vera e propria, l’obiettivo di Morizot è quello di incoraggiare i rapporti tra esseri umani e altri territori viventi. Per riuscire in tale impresa il filosofo francese suggerisce il ricorso a un’altra pratica, quella del tracciamento, questo è il motivo per cui ogni capitolo dell’opera è dedicato al seguire le tracce di altri esseri viventi, in particolare quelle del lupo, dell’orso, della pantera e del lombrico. Quasi dei racconti d’avventura quelli che vedono la figura del filosofo-naturalista imbattersi in altre forme viventi, opportunità per precisare i rapporti, che esigono una particolare forma di rispetto, quella per cui non dobbiamo considerarle come nemiche, ma neanche come amiche.
La solitudine cosmica
In questo modo, ciò che chiamiamo natura, ritorna ad essere pluralità di punti di vista. Tracciare, seguire le tracce, implica essere tracciati da altri esseri viventi: il corvo che ci guarda dall’alto, la volpe che scruta i nostri movimenti dal groviglio di rovi: il rapporto oggettivante nei confronti del vivente si rovescia furtivamente nel cuore della foresta, istanti di indistinzione tra le specie:
«L’attenzione al paesaggio animale e alla sociologia vegetale, alle alleanze dei batteri e delle radici, unita al fatto di immaginare tutte queste vite intricate, così strane e così intimamente vicine, rivela un altro modo di abitare la natura, che si trasforma in una comunità diplomatica inesplorata»1.
Quello che emerge dall’inforestamento è un sentimento di completezza: non esiste solitudine cosmica.
(1) B. Morizot, Sulla pista animale, Nottempo, Milano 2020, p. 173