Una nuova indagine della Peta, documentata con un video, ha portato alla luce la triste verità sul caffè kopi luwak, prodotto da bacche di caffè mangiate e defecate da piccoli mammiferi carnivori, le civette delle palme, diffusamente chiamate zibetti. Una vera e propria specialità servita a Bali che genera un redditizio business e attira nei cosiddetti giardini del caffè un gran numero di turisti.
Animali prelevati dal loro habitat
Alla clientela viene fatto credere che il caffè utilizzato sia stato raccolto in natura e prodotto da animali selvatici. In realtà, l’organizzazione americana ha rivelato l’esistenza a Bali di 10 diversi allevamenti di civette delle palme, una specie protetta ai sensi della convenzione CITES. Gli animali sono prelevati dal loro habitat selvatico a circa 6 mesi e trasferiti in gabbie anguste e mal tenute dove le civette delle palme sono sfruttate per produrre le preziose bacche vendute in tutto il mondo. Un chilo di caffè kopi luwak può, infatti, costare dai 500 ai 900 Euro.
Kopi Luwak: le condizioni inaccettabili per produrre il caffé
Gli animali sono costretti a vivere tra le proprie feci, terra e bacche di caffè in decomposizione. Lo spazio estremamente limitato produce in loro comportamenti ossessivo-compulsivi, come girare su se stessi senza sosta, ma anche ferite che non curate s’infettano.
«Né il benessere di questi animali né l’integrità del marchio sono importanti per i produttori di caffè di zibetto a Bali – afferma la direttrice della PETA Elisa Allen. Questo video dovrebbe servire come sveglia per tutti i turisti che viaggiano sull’isola, la maggior parte del kopi luwak è falsamente promossa come di “provenienza selvatica”. La PETA esorta tutti i turisti a boicottare questo prodotto ottenuto crudelmente».
Chi è la civetta delle palme
Il suo nome è civetta delle palme comune (Paradoxurus hermaphroditus Pallas, 1777), chiamata anche musang o, più genericamente, zibetto.
Nonostante il nome, non è un rapace notturno ma un mammifero carnivoro della famiglia dei Viverridi diffuso nell’Asia sud-orientale. Di medie dimensioni, ha una lunghezza compresa tra 40-50 cm, coda esclusa, e un peso fino a 3 kg. In natura può vivere anche 10 anni al contrario degli individui tenuti negli allevamenti che, secondo quanto dichiarato dalla Peta, arrivano al massimo a 3 anni. Le sue abitudini sono solitarie, arboricole e strettamente notturne e dunque in netto contrasto con le condizioni imposte dalla detenzione in una gabbia.
Nel 2003 anni l’epidemia di SARS, la sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV) si sviluppò in un mercato cinese in cui venivano vendute civette della palme che costituirono l’ospite intermedio del virus del pipistrello passato poi all’uomo.
PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) è l’organizzazione internazionale che si batte per i diritti degli animali degli animali con 6.5 milioni di membri e associati. Si oppone allo specismo, la visione del mondo basata sulla supremazia dell’essere umano sugli altri esseri senzienti. «Gli animali non ci appartengono per abusarne in alcun modo».