Nel bosco, di Michael Finkel, è una di quelle letture che non si scordano. Specialmente perché si tratta di una storia vera, quella di un personaggio totalmente inconseuto e fuori da ogni regola.
Infatti, tutto ciò che per noi rappresenta l’ordinario, per Christopher Knight, il protagonista, non lo è affatto.
Alla base di questa storia c’è una scelta ben precisa, che poggia i suoi fondamenti nella ricerca di un’altra via e, conseguentemente, di un’altra vita.
Maine, Stati Uniti
È il 1986 quando il ventenne Christopher Knight, all’epoca installatore nel campo dell’antinfortunistica, con un passato del tutto normale all’interno di una famiglia estremamente religiosa e riservata, scompare letteralmente nel nulla. I genitori e i fratelli non diramano la notizia, intuendo che si tratta di un gesto volontario del giovane.
L’eremita
Il giorno della sua scomparsa, Knight non possedeva un piano preciso e nemmeno aveva con sè provviste o attrezzatura da campeggio di qualsiasi tipo. Non aveva – per sua stessa ammissione – nemmeno le conoscenze adatte per affrontare una vita di quel tipo. Da eremita, appunto. Il Maine, stato poco popoloso, colmo di foreste e piccoli laghi, si prestava perfettamente ad accoglierlo nella sua vastità persino poco conosciuta.
Quel dilettante di Thoreau
D’altronde, lo stesso Thoreau gli aveva spianato la strada qualche decennio prima: “Non prima di aver perso il mondo, cominceremo a trovare noi stessi”. Ma Knight lo etichetterà come “dilettante”. Il suo obiettivo non è scrivere un libro. Il suo fine è rimanere da solo.
Knight riesce nel suo intento con lucidità e cinismo. Ha in mente la figura dell’eremita puro, che “non vede mai, nè un medico, nè una donna”, come dirà a Michael Finkel, giornalista e scrittore che con pazienza avvicinerà Knight durante la detenzione, cercando di individuare le motivazioni del suo gesto. Dovrà anche affrontare la diffidenza scontrosa dell’altro “Qualcuno mi vorrebbe confuso e accogliente, pieno della saggezza amichevole dell’eremita […] Pronto a sbrodolare dal mio rifugio frasi da biscotto della fortuna”.
L’arresto
Quando viene arrestato Knight ha quarantasette anni. Il capo d’accusa è furto. Più di mille lievi effrazioni vengono da lui commesse nel corso del tempo, per un solo motivo: sopravvivere.
Lunghi anni da solo, per ritrovar se stesso
Ventisette anni spesi in isolamento, a rubare cibo, bombole del gas – mai acceso un fuoco per non rivelare dall’alto la sua posizione, occultata nel bosco da grandi massi – pantaloni, maglioni, libri, riviste, torce. Forse, in questo modo, Knight ha ritrovato se stesso?
Ci risponde Finkel stesso, capace di esplicare al meglio i pensieri di Knight: «Pensa continuamente a come migliorare il suo alloggio, ogni attrezzo, rubato, è riposto con cura, pulito e in ordine come tutto il resto. L’eremita non si allontana mai troppo da lì. Trascorre gran parte delle sue giornate in qualche forma di contemplazione dello spazio intorno a sé, della natura, immerso nei suoi pensieri, senza mai provare noia […] Non capisce come possa essere considerato accettabile trascorrere ore chiuso in una stanza davanti a un pc per denaro, e strano rilassarsi in una tenda nel bosco. Non capisce come possa essere indolente l’osservazione degli alberi e intraprendente tagliarli.”
“Nel bosco”
di Michael Finkel
224 pagine, 17,90 Euro
Edizioni Piemme