Le immagini di un naufragio tendono a evocare sentimenti di angoscia e apprensione, non solo per la potenziale perdita di vite umane, ma anche per il danno ambientale che potrebbe scaturire dalla tragedia stessa. L’Unione Europea annovera i relitti di vecchi navi come una delle principali fonti di inquinamento degli ecosistemi marini. In particolar modo, si stima che i relitti risalenti alla seconda guerra mondiale (il 75% del totale) stiano andando incontro a un processo corrosivo che potrebbe causare un progressivo rilascio e la fuoriuscita di sostanze tossiche quali il mercurio. Tuttavia, vari studi hanno identificato vecchi relitti di navi come potenziali hotspot di biodiversità, rappresentando così ottime opportunità per la conservazione di varie specie, incluse alcune a rischio di estinzione.
Non tutto il male vien per nuocere
Spesso e volentieri la presenza di un relitto fornisce complessità strutturale in paesaggi “omogenei” favorendo la proliferazione di specie altrimenti assenti. Infatti, la presenza di un substrato solido può facilitare lo sviluppo di organismi che necessitano di una superficie dura per la propria crescita come, ad esempio, i cirripedi o i coralli. Allo stesso tempo, le complesse strutture dei relitti possono fornire protezione a potenziali prede e un terreno ideale per la posa delle uova. I relitti possono addirittura costituire degli ambienti unici in quelle aree prevalentemente caratterizzate da fondali morbidi, in espansione nei mari del nord a causa della pesca a strascico – che prevede l’utilizzo di strumenti che raschiano il fondale marino, con particolari conseguenze negative per quelle specie ancorate al substrato -, e dell’erosione naturale dei fondali. Secondo uno studio recentemente condotto nelle acque belghe, vecchie navi possono anche ospitare un numero molto più elevato di specie rispetto alle acque circostanti. Circa 50 specie rare o solitamente assenti nelle aree marine studiate sono state registrate all’interno di questi scheletri di metallo o di legno.
I risvolti positivi della tragedia
Oltre a creare zone ricche di biodiversità, la presenza di relitti può scoraggiare attività umane potenzialmente dannose per gli ambienti marini e, addirittura, portare dei benefici economici alle comunità locali. La presenza di relitti, infatti, disincentiva la cosiddetta pesca a strascico. Infine, un crescente numero di turisti sembra interessato a tali siti, tanto per il loro valore culturale quanto per quello biologico. Caso esemplare è il “cimitero” di Scapa Flow, al largo della costa scozzese, che conta ben 8 navi risalenti alla prima guerra mondiale e che rappresenta un’importante attrazione turistica, data anche la sua rilevanza per la conservazione della biodiversità nei mari del nord, sempre più minacciati dal cambiamento climatico e dal sovra sfruttamento delle risorse marine.
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