Sembra sospesa nel nulla, leggera come una sensazione eppure si tratta di un relitto di nave, ferro corroso dagli assalti del mare che ama impadronirsi di ciò che l’uomo a volte gli dona. Questa volta il dono si chiama Nicole e nel tempo si è trasformato in una meta imperdibile per i subacquei e soprattutto per i fotosub grazie a Marco Giuliano, detto affettuosamente “il guru”, l’anima del Centro Sub Monte Conero che, dopo l’affondamento, ha ingaggiato una lunga battaglia perché lo scafo rimanesse dove il destino lo aveva fatto naufragare nel 2003 diventandone il nume tutelare per conto di Nettuno.
Una vera e propria arca di Noè
Da allora questo relitto di 120 metri si è ricoperto di incrostazioni e organismi marini il cui numero è aumentato costantemente nel tempo tanto da trasformarlo in una sorta di arca di Noè marina che non finisce di stupire e di regalare nuove scoperte ogni anno, attirando gli appassionati delle cosiddette muck dive, le immersioni su fango. Per la sua posizione, a poco più di due miglia dal porto di Numana e a 14 metri di profondità, sarebbe un relitto facile, ma è reso complicato dalle acque torbide dell’Adriatico che lo avvolgono in una nebbia quasi costante che può ridurre la visibilità a pochi metri. Questo rende difficile farsi un’idea complessiva del relitto, in perfetto assetto di navigazione, anche se a volte, come rivela questa foto scattata da Roberto Spinsanti, la nebbia si solleva offrendo visioni spettacolari.
Un covo di nudibranchi
La mancanza di luce, cui il nostro occhio si abitua rapidamente, è una conseguenza della scarsa trasparenza delle acque dovuta alla presenza di particelle in sospensione e plancton che rendono ricco questo mare e spiegano perché la Nicole è diventata uno scrigno di biodiversità. Un substrato stabile e duro come quello del relitto, posto in mezzo a fondi mobili fango-sabbiosi, finisce per attirare tra le sue lamiere pesci, crostacei, molluschi e, tra questi, soprattutto nudibranchi con un numero di specie avvistate che, tra rarissime, rare e comuni, assomma ormai a parecchie decine di unità, tanto che il sito di immersione potrebbe tranquillamente essere ribattezzato come “la nave dei nudibranchi”.
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