Fissazione della CO2, ricarica delle falde acquifere, conservazione del suolo e della biodiversità: le foreste e i servizi ecosistemici saranno sempre più decisivi nel mitigare gli effetti del riscaldamento globale. «Ecco perché è fondamentale riconoscerli e valorizzarli» spiega il Forest Stewardship Council Italia.
Dati allarmanti
Secondo i dati del Global Forest Resources Assessment (FRA), tra il 1990 e il 2015 l’area forestale mondiale è diminuita dal 31,6 al 30,6%, nonostante il ritmo della perdita sia notevolmente rallentato negli ultimi anni e molti Paesi – tra cui l’Italia – registrino una costante crescita del patrimonio verde nazionale.
Parallelamente, il report Global Warming of 1.5 ºC, pubblicato a febbraio 2019 dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), disegna un panorama a dir poco preoccupante per i prossimi anni, con ondate di calore sempre più frequenti ed intense, scarsità d’acqua, rischio di inondazioni e danni economici per un valore di 8-15 triliardi di dollari.
Grazie all’attività di fotosintesi, alberi e piante rimuovono circa il 29% delle emissioni, stoccando la CO2 in atmosfera; contribuiscono inoltre alla conservazione e protezione del suolo e della biodiversità; influenzano il ciclo idrico, filtrando, ripulendo e conservando l’acqua che utilizziamo ogni giorno.
Anche per questo, negli ultimi tempi si è assistito al moltiplicarsi di iniziative per la piantumazione di alberi e la creazione di nuove aree verdi, in città come fuori dai centri abitati, contando sulla capacità di queste aree di combattere gli effetti del climate change e migliorare la vita delle persone. “Queste iniziative sono positive, ma non dobbiamo dimenticare che ne vedremo gli effetti tra 15 o 20 anni, quando cioè gli alberi saranno maturi abbastanza da garantire un contributo significativo” spiega il Direttore di FSC Italia, Diego Florian «Dobbiamo quindi lavorare parallelamente sulle aree verdi già presenti, ed investire sulla loro gestione».
La situazione in Italia
Fortunatamente, in Italia i boschi continuano a crescere: con oltre il 31% del territorio nazionale coperto da alberi, questa avanzata è diretta conseguenza dell’abbandono di molte aree rurali e montane. «Una situazione che, se gestita, volge a nostro favore nel contrastare i cambiamenti climatici» continua Florian: ogni anno infatti le foreste italiane assorbono 200 milioni di tonnellate di CO2, contribuiscono alla conservazione di 10,9 milioni di ettari (più di 15 milioni e mezzo di campi da calcio) in un Paese, quale è il nostro, tra i più ricchi in Europa per biodiversità vegetale e animale.
Ma non solo: alberi e piante influenzano il ciclo dell’acqua e delle piogge, e attraverso le radici contribuiscono a ricaricare le falde acquifere, trattenendo al contempo il terreno ed evitando alluvioni e danni provocati dal dissesto idrogeologico. Questo tipo di funzioni viene definito servizi ecosistemi o naturali.
Gestione e valorizzazione
Molte realtà hanno iniziato quindi ad investire nella gestione responsabile e nella valorizzazione dei servizi naturali delle foreste nel nostro Paese: nel 2019 un gruppo di 33 piccoli proprietari forestali sparsi tra Trentino, Veneto e Lombardia, è stato il primo al mondo ad aver valutato e quantificato gli impatti positivi della gestione forestale responsabile su fattori come stoccaggio della CO2, conservazione del suolo e della biodiversità, filtraggio dell’acqua e servizi ricreativi.
«Questo nuovo approccio può essere utilizzato per incentivare privati, aziende e governi in pratiche di gestione attiva del patrimonio forestale, e attrarre pagamenti e investimenti per la conservazione delle foreste e dei benefici naturali connessi» conclude Florian.