Le Dee rivolsero a me per primo questo discorso, le Muse dell’Olimpo, figlie di Zeus: «Pastori avezzi ai campi, mala stirpe, schiavi del ventre, noi sappiamo dire molte menzogne simili al vero; ma poi, quando vogliamo, sappiamo narrare anche il vero». Così dissero le figlie del grande Zeus, abili nel parlare; e come scettro mi diedero un ramo d’alloro fiorito, dopo averlo staccato, meraviglioso, mi ispirarono un canto divino.
Esiodo, Teogonia
Spesso succede che l’ispirazione arrivi dalle cose più semplici. Improvvisamente, come per magia, qualcosa squarcia i nostri pensieri; a volte in maniera invadente in altre, invece, apre un percorso di briciole da seguire.
Romanticamente pensiamo alle muse come fanciulle graziose capaci di portarci in dono nuove idee. Antichi miti, figlie di Zeus e di Mnemosine (memoria), che a sua volta era figlia del cielo (Urano) e della terra (Gaia).
In ogni leggenda esse esprimevano la forma e l’ispirazione del pensiero diventando depositarie della memoria. Per secoli hanno ispirato l’arte e la scienza cambiando, quando era necessario, la propria essenza, diventando una sensazione, come avvenne per Dante Alighieri che diede al “dolore” il profilo dell’ispirazione.
È piacevole pensare alla Musa come a una scintilla creativa, capace di attivare i nostri sensi, le emozioni collegandoli al pensiero. Non puoi sapere quando si accenderà e tanto meno cosa la farà accendere, devi solo avere fiducia.
L’incontro con l’ispirazione
Durante la tappa di un viaggio verso la Sicilia, passeggiando per i templi di Paestum, improvvisamente, ho incontrato la mia musa, solo che non aveva l’aspetto di fanciulla, ma di un uomo già un po’ avanti con l’età. Si chiama Walter Maioli, ricercatore, paleorganologo (studioso dell’origine degli strumenti musicali), una sorta di archeologo musicale che ha acceso in me una scintilla che dura tutt’ora.
Ho raccolto le mie briciole una ad una percorrendo una strada che mi portava a ritroso nel tempo, verso una musica lontanissima fatta di idiofoni (strumenti musicali che riproducono un suono mediante la vibrazione di se stessi) costruiti con ciò che la natura, vera protagonista, offriva. Ho ricercato e riprodotto percorsi sonori preistorici, i boschi e le spiagge sono così diventati officine sonore.
Un laboratorio di suoni naturali
Completamente innamorata di ciò che la natura mi stava mostrando, ho creato un laboratorio musicoterapico per un percorso di riabilitazione neurologica, attraverso i suoni riprodotti con elementi naturali, come gusci di noci, foglie…
Il coinvolgimento attraverso la musica degli elementi e la guida della voce attivano un processo regressivo liberatorio, lavorano sulla memoria implicita e stabiliscono una connessione con una parte ancestrale del nostro cervello.
La natura e i suoi suoni sono per me beni imprescindibili con i quali lavorare attraverso la bio-musicoterapia.
Impariamo ad ascoltare
Le vibrazioni prodotte dalle piante, i suoni dell’acqua, dell’aria, del fuoco, della terra possono trasformarsi per molti di noi in una musa ispiratrice potente.
Coglierla ogni volta che si può, schiarisce i pensieri, allarga gli orizzonti. Ascoltare il canto degli uccelli che annunciano la primavera, ad esempio, promuove la fiducia verso qualcosa che sta arrivando.
Ora più che mai abbiamo bisogno di speranza, quindi, lasciatevi coinvolgere dal fruscio del vento, dal ticchettio della pioggia o dal frinire delle cicale, accogliete la natura sui vostri balconi, sui davanzali delle finestre e da essa lasciatevi ispirare.
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