Fa parte del nostro comportamento quotidiano: cacciare gli insetti fastidiosi. E si potrebbe fare una vera e propria classifica. In cima, quasi sicuramente, le zanzare e… a seguire, le mosche. Con le loro zampettine, le vediamo atterrare in ogni angolo della casa e, infastiditi dal ronzio, ecco il desiderio di eliminarle nel minor tempo possibile.
Non sempre però riusciamo nell’intento: sono, infatti, insetti molto abili a intuire il nostro pugno duro e a volare altrove. Sicché, un sito che parla di natura non dovrebbe affrontare certi argomenti. Agli occhi di un naturalista, infatti, ogni animale è “sacro”, e sappiamo bene che qualunque specie ha un suo preciso significato tassonomico ed evoluzionistico. Tuttavia, le zanzare e… le mosche. E un recente studio della Penn State University, in Usa, su queste ultime che – pur non indicando l’adozione di nuovi e astrusi stratagemmi per eliminarle – perlomeno giustifica l’idiosincrasia mostrata nei loro confronti dalla maggior parte delle persone. Risulta, infatti, che la mosca che abita in città sia anche quella in grado di veicolare più batteri in assoluto. E, dunque, potenzialmente malattie. Degli scienziati hanno passato al setaccio le zampette di varie mosche, mostrando che le appendici che le sostengono quando non volano, sono un covo di microrganismi pronti a colonizzare nuovi “mondi”. Le mosche di campagna, però, sono più pulite. Dunque, se dovessimo scegliere fra un picnic al parco o in mezzo a un prato lontano da palazzi e automobili, non dovremmo avere dubbi sulla scelta più conveniente: la campagna ospita le mosche più “sane” che se anche dovessero finire su un nostro panino non arrecherebbero molti danni. Sono state analizzate due specie di mosche: la domestica, Musca domestica, e il moscone, Chrysomya megacephala. Entrambe ospitano più di trecento batteri, alcuni pericolosi anche per l’uomo, come l’Helicobacter pilori.
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