Era una sera di inizio luglio e la prima bordata di pioggia di un temporale estivo mi inseguì con furia fino a una stradina angusta dove si ergeva la facciata di quello che a prima vista sembrava un incrocio tra una taverna di porto e il bar di un’area di servizio. Non avrebbe vinto alcun concorso di belle arti, ma ti dava l’impressione di essere a casa.
Un gruppo di clienti impegnato a versarsi del vino alzò leggermente lo sguardo quando mi vide entrare. Dietro di loro scorsi la mia amica, Novella, seduta a un tavolo vicino al muro. Mi fece un cenno con la testa. Nel frattempo, un cameriere dai modi bruschi, mi guardò dal balcone e mi disse di lasciare l’ombrello grondante d’acqua all’ingresso.
Raggiunsi Novella al tavolo e mentre mi sedevo, lei mi versò del vino bianco, un bel vermentino di Sardegna. Lei si che conosceva i miei gusti. Non feci in tempo a berne un sorso che mi squillò il telefono.
All’apparecchio trovai una signora agitatissima, sembrava quasi stesse piangendo.
«Buonasera signora, cosa succede? chiesi allarmato.
«Sì, mi scusi il disturbo Dottore… ma… ecco, il mio Leandro è morto», mi rispose la donna.
Riconobbi la voce e la collegai al cane Leandro. La signora era la mia ex vicina di casa, Marisa, che non sentivo, né vedevo da anni. «Mi dispiace moltissimo signora. Leandro era un cane meraviglioso. Posso fare qualcosa?», le domandai con gentilezza.
«Ecco, il problema è che noi, quando il nostro piccolo Leandro è morto, non abbiamo chiamato il veterinario e non abbiamo fatto confermare il suo decesso. È morto in cucina una sera mentre noi eravamo fuori casa. Rientrati abbiamo visto che era morto e abbiamo deciso di seppellirlo in campagna dove mio marito ha un terreno. E ora io sono notti che non dormo e ho il terrore che Leandro sia ancora vivo… È possibile che lo abbiamo seppellito vivo? Può essere ancora vivo il mio angioletto?» mi chiese la signora Marisa in un evidente stato di panico misto ad angoscia.
«Signora, ma da quanti giorni l’avete seppellito?», le chiesi.
«Ma no, Stefano, magari fossero giorni… – continuò la signora Marisa – Leandro sono due anni che non è più in questo mondo!»
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