Nel cuore dell’Haut Niger National Park in Guinea, Africa dell’Ovest, volontari provenienti da tutto il mondo assieme al personale locale lavorano al Chimpanzee Conservation Centre (CCC), uno speciale centro di recupero per cuccioli di scimpanzé vittime del bracconaggio.
(Nella foto di apertura: il keeper Lamine Diane assieme a Tita durante un’escursione nella foresta. Il processo di riabilitazione dei giovani scimpanzé ha come obiettivo finale il reinserimento in natura e aiutati dal personale del centro i cuccioli imparano a vivere nella foresta. © F. Daldon)
Il centro, fondato nel 1997, si trova in una località remota della foresta guineana, sulle sponde del fiume Niger. Gli scimpanzé salvati sono orfani a causa del bracconaggio; per questa specie il commercio illegale di animali selvatici rappresenta la minaccia maggiore.
I cuccioli sono catturati per essere venduti come animali da compagnia, mentre i componenti adulti della loro famiglia vengono uccisi per alimentare il mercato della bushmeat, letteralmente carne dalla foresta.
È stato stimato che per ogni cucciolo catturato almeno dieci componenti del suo gruppo, nel tentativo di difendere il piccolo, vengono uccisi.
Vittime del commercio illegale e del bracconaggio
Allo stato naturale gli scimpanzé vivono nelle foreste equatoriali dell’Africa centro-occidentale in gruppi numerosi all’interno dei quali creano complesse relazioni sociali. Fabbricano e utilizzano utensili, caratteristica che fino a pochi anni fa era attribuita alla sola specie umana.
Secondo la legge guineana la caccia, la vendita, l’acquisto e il trasporto di scimpanzé – come anche il consumo della loro carne – è vietato dalla legge, ma un’inchiesta del reporter svizzero Karl Amman ha identificato la Guinea-Conakry come un paese chiave nell’esportazione illegale di questi animali.
Dal 2009 al 2012 più di 130 cuccioli sono stati esportati dal Paese, svelando così uno strutturato sistema di corruzione che involve veterinari locali, ufficiali doganali e personale aereoportuale.
Una forte domanda di questi animali proviene dai paesi del Medio Oriente e dalla Cina dove un cucciolo sul mercato nero ha un valore di circa 30.000 dollari. Il compenso che spetta, invece, al bracconiere che lo ha catturato si aggira attorno ai 2.000 dollari.
A oggi gli scimpanzé rientrano nella Lista Rossa dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN) come specie gravemente a rischio d’estinzione.
Una riabilitazione che può durare anche 10 anni
Molti dei cuccioli al loro arrivo presso il CCC soffrono di malnutrizione, problemi fisici, traumi psicologici dovuti alla cattività e alla cattura durante la quale sono stati bruscamente strappati dalla foresta, assistendo all’uccisione di molti membri della loro famiglia.
È noto che i piccoli di scimpanzé in natura passano i primi 4 anni della loro vita a stretto contatto con la madre, imparando da lei tutto il necessario per sopravvivere. Quando un nuovo cucciolo arriva al centro, viene affidato a una “mamma adottiva”, ruolo svolto da un volontario o dal personale locale, che per i primi tre mesi si occupa di lui 24/7, non lasciandolo mai solo.
È dando loro amore e tutte le attenzioni di cui hanno bisogno che si affronta questa delicata fase del processo di recupero, il primo passo verso la conquista dell’indipendenza.
Accompagnati quotidianamente nella foresta, i cuccioli imparano ad arrampicarsi sugli alberi, a cercare il cibo in autonomia e a interagire correttamente fra di loro. Questo processo di riabilitazione è molto lungo e può superare i 10 anni.
Gli scimpanzé, come l’uomo, hanno uno sviluppo molto lento e possono essere considerati adulti soltanto attorno al tredicesimo anno d’età. Essendo il reinserimento in natura il fine ultimo dell’associazione, gli scimpanzé vengono successivamente inseriti in gruppi di conspecifici finché non saranno pronti per il loro eventuale, se possibile, ritorno alla foresta.
Il centro ospita attualmente 64 scimpanzè sequestrati dalle autorità guineane e segue quotidianamente, attraverso un sistema di telemetria radio, un gruppo di 17 scimpanzè rilasciati all’interno della zona di riserva integrale del Parco.
Il CCC con questo programma di rilascio è uno dei due soli progetti presenti in Africa, assieme all’associazione Help Congo, ad aver riabilitato e reinserito in natura con successo esemplari questa specie. La presenza del Centro all’interno del parco risulta essere, inoltre, un importante disincentivo al bracconaggio, salvaguardando così le popolazioni di scimpanzé selvatiche e molte altre specie della fauna africana.
L’esperienza da volontari
I volontari, ognuno con diverse competenze, aiutano lo staff locale nelle mansioni quotidiane. Aiutano nella cura dei giovani scimpanzé, nella manutenzione delle strutture e nei programmi di educazione ambientale sviluppati per la popolazione locale, con progetti appositi indirizzati alle scuole dei villaggi situati ai confini del Parco.
La vita nella foresta non è semplice, lontanissima da tutte le comodità a cui siamo abituati. Ragni, serpenti, insetti e malattie tropicali sono all’ordine del giorno; le temperature estreme. Non c’è elettricità, acqua corrente, si cucina sul fuoco e si dorme in capanne di fango. Il campo è lontano molti chilometri dai villaggi più vicini, senza Internet ne rete telefonica i contatti con il mondo esterno sono mantenuti attraverso il telefono satellitare. Il lavoro è di 8 ore al giorno e non prevede giorni liberi, ma il contatto con questi animali ripaga di qualsiasi fatica e sacrificio.
Condividiamo con questa specie il 98.4% del nostro DNA ed è incredibile vedere quanto loro assomigliano a noi, o quanto noi assomigliamo a loro. Ridono, regalano abbracci, litigano, si rattristano o gioiscono per qualcosa di bello esattamente come noi.
Partecipare a un progetto per la loro salvaguardia è un’esperienza davvero unica.
La raccolta fondi per sostenere il lavoro del Chmpanzee Conservation Centre è svolta da due organizzazioni no-profit: Project Primates Inc e Project Primates France.
Per maggiori informazioni su come supportare questo progetto, clicca qui